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17 Novembre 2015

«Sono diventata Ambasciatrice EPALE perché è un progetto ricco di potenzialità»

Abbiamo intervistato Pina Raso, esperta di Educazione degli Adulti e Ambasciatrice EPALE per il Friuli Venezia Giulia

di Alessandra Ceccherelli

Per parlare di apprendimento degli adulti, con i diversi aspetti e contesti di questo variegato ambito, in Italia si è scelto di creare un gruppo di esperti in materia, gli Ambasciatori EPALE, che promuovono l’iniziativa europea nel loro territorio e animano la discussione nella piattaforma elettronica del progetto svolgendo attività ognuno nel proprio ambito di intervento. Abbiamo intervistato Pina Raso, Presidente Università delle LiberEtà del Friuli Venezia Giulia e Ambasciatrice EPALE per la sua regione.

 

Pina Raso - EPALE ambasciatoreDottoressa Raso, lei è uno dei 17 esperti nazionali che sono stati selezionati per svolgere il ruolo di Ambasciatore EPALE, la nuova piattaforma elettronica europea per l’educazione degli adulti. Al tempo del bando la piattaforma era appena stata lanciata. Cosa l’ha spinta a aderire e a candidarsi al ruolo?

Quando ho saputo del bando per la nomina degli Ambasciatori EPALE, non ho avuto dubbi, ho aggiornato il mio CV e inviato immediatamente la documentazione richiesta. Eppure stavo attraversando un momento della mia vita in cui ragionavo su come diminuire gli impegni, visto che gli anni si fanno sentire. Perché allora precipitarsi a inoltrare la candidatura? Direi una bugia se negassi la gratificazione nel dirsi “ambasciatore”, specie se si tratta di un settore cui si è dedicata, con grande passione, buona parte della propria vita. Ma il vero motivo che mi ha spinta a partecipare è nella potenzialità che mi è sembrato di cogliere, da subito, in EPALE.
Per chiarire il senso di quanto dirò, bisogna che faccia una premessa.
Nel nostro Paese l’educazione degli adulti è il settore meno regolamentato, meno riconosciuto e meno riconoscibile dell’intero sistema educativo. Attività di educazione permanente vengono svolte in una pluralità di settori, spesso tra loro non comunicanti: l’aggiornamento e specializzazione nel quadro della cosiddetta formazione continua, le iniziative formative funzionali alle politiche del lavoro, il recupero scolastico, la formazione nell’ambito del volontariato sociale, la formazione linguistica rivolta ai lavoratori immigrati, le iniziative specifiche rivolte alle donne, e così via. Tutti questi soggetti operano partendo da valori, obiettivi e approcci diversi. Manca però, in questo grande fiorire di proposte, una visione d’insieme e, spesso, un progetto. Se il settore formale, quello dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, pur con tutti i problemi che conosciamo, è regolamentato da leggi nazionali, il settore non formale vive di una sorta di “improvvisazione”, passando da corsi organizzati da tutti per tutti, senza un reale progetto educativo, a interventi settoriali, per finire con le Università della Terza Età, che pur essendo le più vicine a un progetto organico e completo, sono condizionate però dal fatto che si rivolgono a un settore limitato della società, gli anziani, e hanno obiettivi sociali prevalenti rispetto a quelli formativi.

 

Cosa può fare la piattaforma EPALE in questo contesto?

Innanzitutto può e deve diventare un punto di riferimento riconoscibile per tutti i soggetti che operano nel campo. Immaginiamo una persona che voglia entrare, per la prima volta in questo sistema: dove può trovare informazioni? A chi rivolgersi per capire se vale la pena impegnarsi nell’Educazione degli Adulti? Quali sono gli operatori e che cosa fanno? Se voglio occuparmi di un tema specifico, che cosa succede a livello nazionale? E a livello europeo? Se voglio entrare nella progettazione europea, come faccio a trovare i partner? EPALE può dare risposte a tutte queste domande, ma può anche diventare incubatore di nuove progettualità.

 

Cosa è successo in questi primi mesi di vita di EPALE e quali i risultati?

Premesso che sto parlando dell’esperienza italiana e che sei mesi sono pochi per trarre delle conclusioni, tante cose sono state però già fatte e molte relazioni si sono allacciate. Sono stati costituiti due gruppi di esperti: gli stakeholder, ovvero 30 dirigenti di regioni, ministero, direzioni regionali all’istruzione; 17 ambasciatori provenienti da varie esperienze e da varie regioni, tutti però con una grande competenza nell’Educazione degli Adulti e nella progettazione europea. Questi due gruppi si sono riuniti, insieme allo staff di EPALE coordinato da Daniela Ermini, già tre volte, la prima in occasione della festa per l’Europa ai primi di maggio, e hanno cominciato a ragionare su come progettare le attività future. Nel frattempo sono stati organizzati cinque seminari tematici in varie parti d’Italia. Ho fatto io da apripista a Udine nel mese di giugno, il prossimo sarà a Catania il 20 novembre. A questi seminari hanno partecipato centinaia di operatori che si sono trovati in rete con altri colleghi che operano nel loro stesso campo. Alcuni, pur facendo tante attività, neanche sapevano di essere nell’Educazione degli Adulti e tanto meno che potevano rapportarsi con colleghi italiani ed europei. Valore aggiunto, da non sottovalutare, è il fatto che molti dei partecipanti ai seminari sono operatori che, per problemi organizzativi, di inadeguate competenze linguistiche o semplicemente perché troppo piccoli, mai potranno partecipare a un progetto europeo; ebbene, con i seminari EPALE hanno potuto fruire di fondi europei; per questo spero che in futuro si possa continuare a organizzare i seminari nella stessa modalità di questo primo anno, rimborsando i partecipanti, in modo da garantirsi un contesto nazionale che verrebbe a mancare se i partecipanti dovessero sborsare cifre che non sempre si possono permettere. Alla fine, con un investimento relativamente modesto, sono state coinvolte centinaia di persone, con una disseminazione che ne ha raggiunte migliaia.

 

E personalmente?

Si sta rivelando un’esperienza notevole, per qualità e quantità di possibilità che mi sta prospettando. Intanto mi sono trovata, dall’oggi al domani, in un gruppo di operatori e dirigenti che hanno i miei stessi obiettivi e che sono felici di scambiarsi esperienze, idee e progetti.
Ho avuto occasione di conoscere la stakeholder della mia regione, l’ispettrice scolastica responsabile dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti del Friuli Venezia Giulia, Paola Floreancig, con la quale stiamo già abbozzando un percorso comune. È stato di estremo interesse, per esempio, scoprire che mentre è impossibile per il mondo dei CPIA applicare, per mancanza di competenze, la riforma dell’istruzione degli adulti laddove prevede la possibilità di erogare parte dell’insegnamento online, l’Università delle LiberEtà, da me presieduta, ha appena iniziato a realizzare un progetto Erasmus+ che ha proprio l’obiettivo di formare docenti e formatori sulla digitalizzazione e sull’insegnamento a distanza.
È stato semplice e immediato decidere che si potevano condividere alcune parti del progetto. Presto ci incontreremo con i dirigenti scolastici della Regione e con il direttore scolastico regionale per pianificare insieme un percorso utile sia per il sistema formale che per quello non formale.
Risultati così sarebbero stati inimmaginabili solo un anno fa. E siamo solo all’inizio!

 

Per approfondire: