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30 Novembre 2015

Resoconto dell’incontro di Catania su migranti e formazione

di Alessandra Ceccherelli

A Catania il 20 novembre si è svolto l’incontro nazionale EPALE “Migranti: nuovi bisogni formativi degli educatori”. La giornata ha voluto affrontare un argomento legato all’educazione degli adulti che riguarda oggi la società intera: le nuove esigenze di aggiornamento professionale per coloro che operano nelle tante strutture che in Italia si occupano di formazione dei migranti. In questo ambito i temi in gioco sono tanti: dalla prima alfabetizzazione, all’orientamento per l’inserimento nel lavoro, fino alle competenze di empowerment  per diventare cittadini attivi. Il percorso di formazione è collegato al vissuto e a un passato spesso traumatico, segnato da storie di guerra, di fame, di persecuzione o da estreme difficoltà.

Altissima la partecipazione all’incontro di Catania, da nord a sud: erano presenti infatti oltre 140 operatori che lavorano con i migranti nei centri di istruzione degli adulti, nelle associazioni e nelle strutture temporanee, ma anche docenti universitari che si occupano di formare i futuri educatori. Ugualmente alta la quantità di spunti di riflessione offerti dall’incontro: il migrante come discente di un percorso di apprendimento permanente, il ruolo dei nuovi Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) come enti di ricerca e sviluppo per la costruzione di percorsi alternativi di apprendimento, il concetto di rete territoriale come strumento di lettura dei fabbisogni locali.

IMG_1076L’Università degli Studi di Catania, che ha ospitato e co-organizzato il convegno, è intervenuta con il prorettore Alessandra Gentile e il direttore del dipartimento di Scienze della formazione Santo di Nuovo, che hanno sottolineato l’importanza del tema trattato, anche in relazione alla missione formativa dell’istituto universitario. «Dalla sua nascita il nostro dipartimento – ha spiegato il professor Di Nuovo – è sempre stato aperto alle tematiche sociali, anche perché una vera “scienza della formazione” nasce dal confronto costante fra gli operatori del settore e la società». Roberta Piazza, docente dell’Ateneo, ha inoltre aggiunto che «Il dipartimento incarna con particolare attenzione il suo mandato di formazione degli educatori in un contesto che ne riconosce quanto più l’urgenza e la necessità. La Sicilia è da sempre terra di sbarchi per sua collocazione geografica, ed è anche la regione che accoglie oltre un quinto dei migranti nelle sue strutture di permanenza temporanea: ci è sembrato che questo convegno di studi trovasse qui una sua naturale collocazione».

IL RUOLO DEI CPIA E LE OPPORTUNITA’ OFFERTE DALLA RIFORMA IN ATTO: VERSO UN SISTEMA TERRITORIALE FORMATIVO INTEGRATO
Per i migranti, l’insegnamento della lingua – primo passo per l’inclusione sociale – è affidata ai Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti. Parlando dei CPIA, che sono oggi al centro di una riforma importante che rinnova tutto il percorso educativo dei soggetti adulti, Giovanna Del Gobbo, docente del dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Firenze, ha sottolineato che sono molteplici gli aspetti che richiedono un’attenta progettazione e una formazione mirata di tutti gli operatori coinvolti, dal corpo docente al personale amministrativo, per dare seguito alle possibilità insite nel testo normativo.

I CPIA hanno oggi una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità, perché possono diventare gli snodi di un sistema di apprendimento permanente sul territorio: sono infatti l’unica istituzione presente capillarmente in tutto il Paese. Se da un lato si occupano di sviluppare l’istruzione degli adulti, essi hanno anche il compito di relazionarsi con gli altri àmbiti di questo tipo di formazione: l’educazione non formale, la formazione professionale, la formazione continua, e in questo senso possono dunque diventare un sistema territoriale formativo integrato. In linea con le indicazioni europee per l’apprendimento permanente che ha ispirato il testo della riforma, i CPIA hanno anche il compito di favorire l’accesso alle persone più deboli e porre la persona al centro del suo percorso formativo, personalizzando, per quanto possibile, il suo percorso di apprendimento.

Il tema del seminario è interpretabile anche come traccia su cui sviluppare un percorso progettuale di respiro europeo, che può concretizzarsi in un partenariato internazionale tra istituti di diversi Paesi che possono confrontare le proprie strategie e le risposte adottate per la risoluzione di problemi comuni. La presentazione delle opportunità del Programma Erasmus+ ha così avuto il duplice scopo di ricordare la prossima scadenza per presentare la candidatura al finanziamento 2016 e invitare a utilizzare la piattaforma EPALE come strumento di ricerca di contatti internazionali.

L’intervento della ricercatrice Isfol Giusi Montalbano è servito per fare il punto sulla situazione normativa relativa al riconoscimento delle competenze dei migranti, provenienti da storie formative molto diverse, talvolta frammentate e incomplete. L’inserimento sociale e lavorativo richiede un percorso di attestazione e certificazione delle abilità e delle conoscenze acquisite nei Paesi di provenienza. La strada è ancora difficoltosa, e nonostante si stiano registrando singole esperienze significative, tuttavia siamo ancora lontani dal trovare una validazione nell’attuale quadro normativo. L’Isfol ha svolto nel 2013 uno studio sugli esempi di validazione delle competenze a partire dalle esperienze (scarica il volume, dal titolo “Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia
e in Europa”
) e oggi cura il sito tematico www.librettocompetenze.it.

L’Università delle LiberEtà del Friuli Venezia Giulia, con l’intervento della sua presidente Pina Raso, ha raccontato a tale proposito i risultati conseguiti nell’esperienza di selezione e reclutamento di formatori dal 1993 a oggi. La selezione, basata sul riconoscimento delle competenze – che come centro di educazione permanente ha effettuato anche in assenza dei titoli riconosciuti, trattandosi di sistema educativo non formale – li ha portati a realizzare in 20 anni oltre 900 corsi (pari al 11% del totale) tenuti da insegnanti stranieri.

TabulaInsieme a quella della LiberEtà di Udine, sono state presentate cinque esperienze che hanno illustrato attività di interesse svolte in contesti diversi e che hanno coinvolto associazioni, CPIA, enti locali. Queste stesse esperienze sono state il punto di partenza per la discussione dei gruppi di lavoro, dedicati a cinque sotto-temi: l’uso delle tecnologie nel lavoro degli operatori, il riconoscimento delle competenze, la formazione delle donne immigrate, l’alfabetizzazione linguistica, l’aggiornamento delle figure professionali che lavorano con gli immigrati.

L’insegnamento della lingua ai migranti è un processo delicato e non una meccanica trasmissione di norme grammaticali, è un processo che cambia a seconda dell’origine e dell’identità del soggetto. Nel gruppo di lavoro dedicato a questo tema, è emerso con chiarezza che servono nuove competenze – in particolare quella interculturale e relazionale – e una specifica competenza comunicativa che tenga conto degli elementi non verbali, dato che spesso ci si trova a lavorare in classi composte da persone provenienti dai vari Paesi del mondo,  talvolta analfabete. È stato presentato a questo proposito da Massimo Negarville il progetto Tabula dell’Associazione Formazione 80 di Torino. Ugualmente, la competenza interculturale è stata riconosciuta come centrale per i nuovi operatori, a qualsiasi livello di azione e di intervento. «La formazione è un processo delicato di cambiamento – ha ricordato Cecilia Bartoli di Asinitas onlus (Roma) – e per apprendere, l’io deve sentirsi non minacciato. È cruciale che l’educatore impari a non toccare, involontariamente, ricordi traumatici o zone di riservatezza che per motivi culturali o religiosi, o per la sua stessa storia, il migrante non vuole esprimere». Infine, esempi concreti di utilizzo dei fondi già disponibili vengono dalle attività gestite dagli enti locali, come il progetto FEI-ICam, presentato da Gianna Prapotnich dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche.

IL CONTRIBUTO DELLA PIATTAFORMA EPALE
La nuova piattaforma elettronica EPALE dedicata all’apprendimento degli adulti, presentata da Daniela Ermini e Martina Blasi dell’Indire-Unità EPALE che gestisce il progetto per l’Italia, svolge un ruolo importante nella messa in rete di tutte le realtà interessate. Gli operatori, gli insegnanti, i ricercatori universitari e tutti i diversi profili in gioco possono attingere alla piattaforma come luogo di ricerca di spunti metodologici, e condividere con i colleghi spunti e difficoltà in una logica di confronto e scambio. La piattaforma potrà anche diventare nel tempo un punto di riferimento sul quale reperire gli studi più attuali, i dati e le informazioni utili a impostare i processi di innovazione che il miglioramento qualitativo dell’offerta di formazione richiede. «In futuro – ha affermato Daniela Ermini – l’educazione degli adulti si occuperà sempre di più di migranti e cittadini stranieri provenienti da Paesi diversi del mondo. Per questo, abbiamo scelto questo argomento fra quelli  “caldi” su cui concentrare i nostri sforzi in questo primo anno di attività di promozione e disseminazione di una community di respiro europeo».

Le informazioni sul seminario, il programma e un breve profilo biografico dei relatori sono pubblicati sul sito Erasmus+.

 

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