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indireinforma

23 Settembre 2016

L’avanguardia a scuola, da ieri a oggi

I ricercatori Indire saranno il 30/9 al Macerata School Festival a parlare del movimento di innovazione "Avanguardie Educative"

di Alessandra Anichini, Francesca Davida Pizzigoni

Dal 16 settembre al 9 ottobre 2016, il Macerata School Festival dedica ampio spazio alla figura del maestro e pedagogista Mario Lodi attraverso una giornata di studi, una mostra e l’iniziativa “Maratona Mario Lodi”. Anche l’Indire sarà presente a questo evento, con gli interventi dei ricercatori Elena Mosa, Chiara Laici e Giovanni Nulli che parleranno del movimento di innovazione fondato dall’Indire “Avanguardie Educative” (venerdì 30 settembre, ore 17).

“Avanguardia” è la denominazione di movimenti espressivi e culturali che promuovono nuove idee o nuovi metodi in contrasto con quelli esistenti. Se così è, possiamo certamente affermare che il concetto di avanguardia è il filo rosso che collega saldamente il pensiero e l’operato del maestro Mario Lodi all’ampio progetto di innovazione nella scuola promosso dall’Indire a partire da novembre 2014.

“I programmi, come le leggi, come ogni codificazione, devono venire dal basso, devono cioè essere fondati su una realtà dinamica”, affermava Mario Lodi in uno dei suoi primi scritti, il diario dei suoi anni di insegnamento a Vho di Piadena, la scuola dove era stato trasferito nel 1956 e dove sarebbe rimasto per più di vent’anni, portando avanti un programma nutrito di sperimentazioni: dal testo libero, alla corrispondenza interscolastica, fino al calcolo vivente, al teatro e alla ricerca sul campo (Mario Lodi, C’è speranza se questo accade a Vho, 1963).

Partire dal contesto in cui ci si trova a operare tenendo conto di vissuti, di condizioni ed esigenze specifiche, ascoltare la realtà con cui ci si confronta, rappresentava il primo fondamentale passo per avviare un lavoro proficuo con gli studenti e le loro famiglie e per aspirare a incidere, in qualche modo, sulla loro condizione sociale. Questa “realtà dinamica” costituiva la materia viva con cui mettere a punto le proprie convinzioni didattiche, in una piccola scuola di provincia, frequentata per lo più da figli di contadini e di operai della Bassa Padana. Per coinvolgere studenti demotivati e apatici, per i quali la scuola rappresentava solo un obbligo scomodo, c’era bisogno di fare appello a strategie didattiche innovative che rimettessero in discussione l’impianto tradizionale della scuola: Un programma buono non può essere dato, ma solo indicato e deve tener conto non di un sapere nozionistico da ripartire, ma di ciò che è il bambino e di ciò che vede e capisce e ama. Ma fare questo significa far saltare tutti i piani prestabiliti, l’orario, la dittatura del maestro nella classe, il metodo d’insegnamento (Ibidem).

Le innovazioni introdotte hanno il potere di incidere sull’organizzazione stessa della scuola: dai suoi orari agli spazi, fino ai metodi di insegnamento; ma ciò che più di tutto è messo in discussione è la “dittatura del maestro”, come presenza sorda alle esigenze degli studenti, chiuso in una sua auto-referenziale professionalità.

Lodi è uno dei promotori dell’attivismo pedagogico, convinto sostenitore della libertà espressiva, dell’importanza del gioco, dell’apprendimento naturale, cooperativo, contrario a  una didattica tradizionale e trasmissiva: nel suo essere insegnante osserva e studia gli studenti del suo tempo e adatta alle loro esigenze le tecniche del pedagogista francese Célestin Freinet, creando una sorta di continuum tra presente, passato e futuro.

A qualche decennio di distanza, il programma di lavoro del maestro di Vho rappresenta ancora un esempio da seguire per chi voglia tentare di introdurre, passando attraverso la cooperazione e la didattica attiva, elementi proficui di innovazione. Certamente le condizioni sono cambiate e la “realtà dinamica” delle classi è diversa da quella dei primi anni Sessanta del secolo scorso. Ma le indicazioni di lavoro suonano ancora attuali.

Ascoltare la voce delle scuole, intercettare i loro tentativi di innovazione, sostenere la volontà di superare la tradizionale logica trasmissiva della conoscenza, che continua a distanza di decenni a rappresentare il modello più diffuso nella scuola contemporanea, sono infatti le medesime basi su cui poggia il movimento “Avanguardie Educative”, che l’Indire ha promosso ormai quasi tre anni fa e che raccoglie oggi un numero sempre crescente di scuole italiane di ogni ordine e grado.

A fronte di un parallelismo così forte e così profondamente identitario, l’Indire non poteva mancare, come partner, al Macerata School Festival. Il fil rouge che collega l’Istituto ai movimenti di innovazione della scuola italiana è intrinseco fin dalla nascita stessa dell’Ente, nel 1925, con la Mostra Didattica Nazionale promossa a Firenze da Giuseppe Lombardo Radice proprio per documentare l’attivismo pedagogico. Il cammino di vita dell’Indire può essere definito nel corso degli anni come “avanguardia” rispetto al contesto scolastico del momento, nelle sue diverse epoche: innovativa è stata, ad esempio, nel 1949  la creazione nel giardino dell’Ente, presso quella che ancora oggi è la sede centrale dell’Istituto a Firenze, di una scuola sperimentale disposta in “quattro padiglioni modernamente costruiti e attrezzati”, dotata di corsi per le elementari e per la scuola dell’infanzia (cfr. Guida dell’Esposizione Internazionale dell’Educazione all’aperto, Firenze, Centro Didattico Nazionale,  9 maggio – 30 giugno 1949).

Innovativa è stata l’attenzione che, nei primi anni Cinquanta, l’Istituto ha riservato all’istruzione tecnica femminile. Nello stesso periodo la sperimentazione e l’attenzione alle “nuove tecnologie” si esplicitava con il convegno nazionale di cinematografia scolastica che aveva lo scopo, negli intenti del presidente Giovanni Gozzer, di “riallacciare” uno stretto rapporto tra il Centro e gli insegnanti (cfr. Dagli Annali del Centro in Precedenti storici della Biblioteca di Documentazione Pedagogica, Firenze, 1978, p. 7).

Da quel decennio in poi aumentano esponenzialmente i corsi di aggiornamento rivolti agli insegnanti promossi dall’Ente, sempre mantenendo alta l’attenzione verso temi di pregnante interesse e attualità, come attestano le sezioni di studio dedicate agli alunni portatori di handicap, all’edilizia scolastica, alla storia dell’istruzione.

Il filo dell’innovazione e della sperimentazione non si interrompe negli anni successivi: nell’avviare un convegno dedicato al teatro a scuola, lo storico presidente del Centro Didattico Nazionale, Enzo Petrini, presenta il Centro stesso come “animatore ma anche sperimentatore in settori di punta, così come in questioni nuove e problematiche […]. Centro che ha saputo costituire la più ricca fonte di documentazione pedagogica e di informazione didattica. Al servizio del rinnovamento della scuola è il titoletto con cui, nel 1978, Carlo Arturo Giannelli apre l’opuscolo dedicato alla presentazione della Biblioteca di Documentazione Pedagogica e dei suoi precedenti e, nuovamente, Sperimentazione e innovazione scolastica oggi è l’articolo di apertura del primo numero di “Informazione e Innovazione”, il trimestrale realizzato dalla Biblioteca di Documentazione Pedagogica insieme al Ministero della Pubblica Istruzione, a partire dal 1987. Lo stesso numero rende conto delle prime esperienze di elaborazione elettronica di repertori bibliografici e di automazione della documentazione, oltre ad avanzare una proposta di un modello standardizzato per l’automazione delle biblioteche.

Possiamo affermare che oggi lo spirito del progetto “Avanguardie Educative”, presente nel programma del Macerata School Festival, raccoglie dunque l’eredità di tutta la storia dell’Ente e riesce ancora una volta a utilizzare il passato come spunto di riflessione e ideale trampolino di lancio che – ben lontano da uno sguardo autoreferenziale o nostalgico – utilizza le sue esperienze al servizio della novità e della sperimentazione.

Quello che già negli anni Quaranta era un ente che aveva lo scopo di “seguire dalla sperimentazione dei metodi alle iniziative nel campo dell’edilizia e dell’arredamento, promuovendo studi e ricerche attorno ai più importanti problemi della vita e dell’organizzazione scolastica”, non tradisce se stesso con “Avanguardie Educative”. Il manifesto del progetto esplicita come “Il movimento intende utilizzare le opportunità offerte dalle tecnologie e dai linguaggi digitali per cambiare gli ambienti di apprendimento e offrire e alimentare una «galleria delle idee» che nasce dall’esperienza delle scuole, ognuna delle quali rappresenta la tessera di un mosaico che mira a rivoluzionare l’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del «fare scuola»”.

Dodici sono attualmente le Idee delle “Avanguardie” raccolte dalle scuole e alle scuole proposte per introdurre elementi di innovazione nella didattica e nell’organizzazione. Le idee, destinate ad aumentare (presto diventeranno quindici, con l’aggiunta di tre nuove alla Galleria), sono numerose e variate sia in termini di attuazione che per granularità: si va dalle “Aule laboratorio disciplinari” che, come lo “Spazio flessibile”, presuppongono una riconfigurazione dello spazio fisico della scuola; a “Bocciato con credito” o  “Compattazione del calendario scolastico” che intervengono direttamente sugli aspetti organizzativi; al “Teal (Tecnologie per l’apprendimento attivo)”, allo “Spaced learning (apprendimento intervallato)”, alla “Flipped classroom (classe capovolta)” e al “Debate (argomentare e dibattere)”, metodologie didattiche che consentono di rivedere la lezione nel suo assetto tradizionale; e ancora, la “Didattica per scenari” che cambia la progettazione delle attività da parte dei docenti e non solo, così come “Integrazione Contenuti Didattici Digitali/Libri di testo” e “ICT Lab”, più orientati a una didattica laboratoriale;  fino a “Dentro/fuori la scuola”, che lavora sui rapporti della scuola con il territorio di appartenenza.

Queste idee, se ben guardate, oltre a rappresentare lo scenario presente e futuro della scuola e l’innovazione tecnologica e metodologica presente in essa, stabiliscono una linea di continuità con le esperienze di innovazione più avanzate attuate negli anni passati nella scuola italiana. È sufficiente analizzare alcune di tali idee innovative: lo spazio flessibile, per esempio, che oggi si esplicita tramite arredi come sedie con le ruote e tavoli assemblabili al fine di creare un ambiente adattabile in ogni momento alle esigenze della disciplina affrontata e dell’alunno, trova radici negli studi di arredi scolastici polivalenti – dal banco pieghevole che si poteva portare a tracolla come uno zaino per creare aule all’aperto al banco-branda per agevolare il riposo degli alunni più piccoli – promossi fin dalla seconda metà dell’Ottocento dalle ditte produttrici e dagli Uffici Tecnici dei Comuni delle principali città. E di nuovo trova altre radici assai solide nelle scelte adottate nel secondo Novecento dai sostenitori delle tecniche Freinet riuniti nel Movimento di Cooperazione Educativa (che vede tra i suoi promotori proprio Mario Lodi) i quali spostano la cattedra dal centro dell’aula, con lo scopo di “porre al centro”, sia fisicamente che metaforicamente, gli alunni con i loro banchi disposti a cerchio o a “isole” al fine di lavorare insieme e “alla stessa altezza”. Pensiamo poi all’idea “Contenuti Didattici Digitali/Libri di testo”, che raccoglie e descrive le più avanzate esperienze di produzione di libri digitali per la scuola, realizzate da docenti o anche dalle classi di studenti e che trova nell’esperienza del Movimento di Cooperazione Educativa e nel movimento per l’adozione alternativa dei libri di testo la sua radice più profonda: tipografia scolastica, ciclostile, produzione cooperativa di giornalini scolastici, biblioteca di classe e scambi interscolastici sostituivano il libro di testo e portavano alla realizzazione e all’uso di materiali didattici autoprodotti.

Ma potremmo continuare. Questi brevi cenni possono tuttavia essere sufficienti per spiegare la presenza dell’Indire e del progetto “Avanguardie Educative” nel contesto di un Festival che tratta la figura di Mario Lodi, ma anche per comprendere lo spirito dell’operato di un Ente che, fedele alla mission avuta fin dalle sue origini e senza mai tradire la sua storia e il suo ricco passato, studia e sostiene l’innovazione, risponde ai bisogni della scuola e cerca di anticipare risposte, idee, sperimentazioni, sempre in un’ottica di “avanguardia”.

Il Macerata School Festival è promosso dal Comune di Macerata, dall’Università di Macerata e dal Museo della Scuola «Paolo e Ornella Ricca».

 

 

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