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9 Novembre 2017

Grammatica valenziale: dal modello teorico al laboratorio in classe

A Palermo vengono presentati i primi risultati del progetto di ricerca Indire sulla grammatica valenziale

di Francesco Perrone

Il 25 e 26 ottobre 2017 si è svolto a Palermo, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “Einaudi-Pareto”, il convegno “Grammatica valenziale: dal modello teorico al laboratorio di grammatica in classe. Risultati di una ricerca sul campo”. Le due giornate, che si sono configurate come attività formativa e hanno visto la partecipazione di 300 docenti provenienti da tutta la Sicilia, sono state dedicate alla restituzione del primo anno dell’omonimo progetto di ricerca realizzato dall’Indire con una rete di scuole del capoluogo siciliano.
A presentare i risultati del progetto di ricerca sono intervenuti i docenti sperimentatori, i dirigenti della rete, i formatori, i referenti del gruppo di ricerca Indire e, come osservatori e commentatori, il professor Francesco Sabatini e il professor Mario Ambel del CIDI.
Il progetto di ricerca sul campo, che ha coinvolto nel primo anno di realizzazione (2016/2017) una rete di 5 scuole e 22 insegnanti dalla primaria alla secondaria di II grado, è finalizzato a indagare cosa avviene nella dinamica di insegnamento – apprendimento introducendo in classe il modello teorico di grammatica valenziale. Il progetto, infatti, nasce dall’ipotesi di partenza che il modello della grammatica valenziale sia potenzialmente capace di superare la mancanza di motivazione e le resistenze degli alunni nell’apprendimento della grammatica, grazie ad un approccio più riflessivo e “attivo” allo studio della lingua, e che l’introduzione di innovazioni di carattere disciplinare possa sortire trasformazioni anche nella metodologia di insegnamento verso un approccio più “attivo” e laboratoriale. Si tratta di una questione di particolare interesse per una materia come l’italiano in cui la riflessione sulle metodologie d’insegnamento e, in particolare, sul concetto di laboratorio, rispetto a quanto accade in altre discipline, è sfumata e poco definita. Il “laboratorio d’italiano” è, infatti, un concetto per lo più associato ad attività extra-curricolari o interdisciplinari, ma poco presente in attività prettamente curricolari, come la grammatica, che sono e restano appannaggio di una didattica di tipo tradizionale.
La ricerca ha dunque come obiettivi:

  • indagare cosa avviene quando si porta la grammatica valenziale in classe nel processo di insegnamento e apprendimento, a livello sia di scelte e comportamenti dell’insegnante sia di impatto sull’interesse e sugli apprendimenti degli alunni;
  • individuare un possibile protocollo di lavoro in classe (in verticale dalla primaria al biennio) con la grammatica valenziale, andando a identificare esempi di una possibile trasposizione del modello teorico in determinate procedure didattiche e approcci metodologici che si possano iscrivere nel concetto di laboratorio.


Il primo anno di ricerca sul campo ha visto la sperimentazione di un breve segmento di un ipotetico curricolo di grammatica valenziale, con l’obiettivo di cogliere i primi elementi di cambiamento soprattutto nelle modalità di insegnamento, mentre è previsto un secondo anno in cui portare a sistema l’innovazione del curricolo nell’intero anno scolastico per indagare anche l’impatto sugli apprendimenti. Nel corso delle due giornate del convegno i ricercatori Indire, gli esperti disciplinari e i docenti hanno presentato i primi risultati della ricerca. In particolare, gli insegnanti, nel corso di due tavole rotonde, hanno raccontato la loro esperienza e tracciato gli aspetti più significativi dell’intero anno di realizzazione del progetto, sia sul piano della sperimentazione in classe e dell’innovazione didattica sia su quello del proprio sviluppo professionale.

I risultati emersi dal primo anno di sperimentazione e discussi nel corso del convegno

In primo luogo, i docenti hanno evidenziato come gli alunni, quelli della scuola primaria ma anche gli studenti con anni di studio della grammatica tradizionale alle spalle, abbiano accolto con immediatezza e facilità l’approccio semantico alla riflessione sulla lingua proposto dal nuovo modello, che è risultato più “logico” rispetto a quello tradizionale, come affermato proprio dagli stessi studenti.
L’innovazione del curricolo di grammatica ha mostrato delle ricadute sullo sviluppo di altre competenze linguistiche come quelle di lettura e scrittura, grazie ad una maggiore padronanza della struttura della frase. Inoltre, l’attività di riflessione sulla propria lingua, sulla grammatica implicita posseduta dagli alunni in quanto parlanti, attraverso attività di manipolazione e drammatizzazione della frase sembra stimolare anche competenze trasversali quali quelle di argomentazione, spirito critico e problem solving.
Dal punto di vista metodologico, l’introduzione di un contenuto innovativo, come quello della grammatica valenziale, sembra aver portato ad una modifica anche delle metodologie di insegnamento verso un approccio più attivo e laboratoriale. Dalle osservazioni condotte in classe e dall’analisi della documentazione, è emerso come la classica “spiegazione” dei contenuti, che nella grammatica tradizionale avviene attraverso la lezione frontale, si realizza, invece, attraverso uno scambio continuo con gli alunni e la valorizzazione dei loro contributi come risorsa per la costruzione della conoscenza: la lezione da frontale è divenuta, così, sempre più dialogata e partecipata. In alcuni casi, la lezione di grammatica si è configurata come un laboratorio scientifico attraverso la manipolazione mentale e fisica (con materiali poveri e tecnologie) della lingua, la rappresentazione grafica, iconica e corporea (drammatizzazione) da condursi anche nel lavoro di gruppo. Infine, i docenti hanno definito questa grammatica “democratica” e “inclusiva”, visto che sembra permettere a tutti gli alunni di contribuire alla costruzione corale del sapere attingendo alla grammatica implicita che ciascuno di loro possiede.
Nell’ambito del progetto che si è configurato come una ricerca-formazione, è stato oggetto di riflessione anche il percorso di sviluppo professionale dei docenti coinvolti. I ricercatori, attraverso la presentazione di dati raccolti con strumenti di indagine qualitativa e quantitativa, e gli insegnanti, attraverso una testimonianza diretta, hanno evidenziato un cambiamento verso:

  • un atteggiamento di apertura alla collaborazione sia con i ricercatori e con gli esperti, sia tra pari, in un progetto in cui i colleghi sono stati sentiti come risorsa;
  • una maggiore padronanza e consapevolezza delle competenze professionali proprie del docente riflessivo quali la progettazione, la documentazione, la riflessione e l’analisi della pratica;
  • un nuovo approccio alla professione da vivere non solo in classe e a scuola, ma come membri di una comunità scientifica.

Il convegno è stata anche l’occasione per affrontare il tema della documentazione e dell’osservazione come strumenti per supportare e accompagnare i processi di sperimentazione e innovazione didattica. In particolare è stato approfondito, in quanto ulteriore oggetto di sperimentazione nel progetto, l’uso del video per la documentazione, per l’analisi e la riflessione sulla pratica.

I docenti che hanno partecipato all’evento hanno avuto anche l’opportunità di ascoltare il professor Francesco Sabatini che ha tenuto un intervento introduttivo sul modello teorico della grammatica valenziale e sui suoi presupposti scientifici, e il professor Mario Ambel del CIDI che ha trattato il tema dell’insegnamento della grammatica e la connessione con lo sviluppo delle competenze di lettura e scrittura.

Materiali del convegno: