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6 Marzo 2018

La pluriclasse come opportunità: l’esempio della scuola di Urbe

di Redazione

Prosegue il ciclo di interviste a cura della nostra ricercatrice Jose Mangione a docenti e dirigenti delle piccole scuole del territorio nazionale, con l’obiettivo di far emergere le buone pratiche in contesti di pluriclasse. Quella che segue è l’intervista a Stefania Canepa, docente in una pluriclasse della scuola secondaria di primo grado di Urbe, in provincia di Savona. Il suo è un metodo consolidato, basato su un’organizzazione delle attività didattiche e dei tempi ben definita, che consente agli alunni sia di lavorare in autonomia al processo di apprendimento, sia di confrontarsi con i compagni attraverso il lavoro di gruppo.

 

Cosa rappresentano le pluriclassi nel sistema scolastico italiano? 

La pluriclasse con un numero esiguo di alunni (8/12) è una ricchezza dal punto di vista dell’apprendimento, perché tutti gli alunni possono essere seguiti in modo quasi personalizzato ed individuale. Vi è la possibilità di colmare in breve tempo eventuali lacune in itinere, grazie a continue attività di recupero e potenziamento. È un ambiente ottimale anche per alunni che presentano difficoltà di apprendimento, poiché sono stimolati e coinvolti in attività di gruppo, di laboratorio e vengono soprattutto valorizzate le loro potenzialità. I nostri alunni arrivano, generalmente,  già autonomi e responsabili, in quanto giungono da una stessa realtà di pluriclasse dalla scuola primaria. Sanno gestire il proprio tempo, il proprio materiale, sanno rispettare il proprio turno e quello degli altri, collaborano, organizzano i lavori di gruppo e risolvono problemi e dinamiche in modo costruttivo.

Come organizzate la didattica? Quali strategie mettete in campo?

Lavorare nella pluriclasse significa per il docente essere organizzato. Giornalmente va prefissata la “scaletta” delle attività da svolgere nelle varie classi durante la lezione successiva. Per quanto riguarda il curricolo di ogni singola classe (declinato secondo le Indicazioni Nazionali), la lezione si svolge così: il docente si dedica per metà tempo a una classe spiegando o interrogando, l’altra classe svolge esercizi, verifiche scritte o attività individuali. Poi, il docente passa a lavorare con l’altro gruppo. La classe che lavora da sola può sfruttare il peer tutoring o il cooperative learning nel controllare le attività assegnate e nel confrontarne i risultati ottenuti. Questa metodologia permette, ad esempio, di accorciare i tempi di controllo e correzione da parte dell’insegnante, dando fiducia e chiedendo responsabilità agli alunni. Alcune materie, come matematica e lettere hanno un orario potenziato: è una piccola agevolazione che permette di  dividere le classi a settimane alterne. Questo si rivela utile e proficuo soprattutto per poter seguire in modo più approfondito specialmente la classe 3^, anche in previsione dell’esame finale. L’importanza della continuità del corpo docenti è un altro aspetto fondamentale per una pluriclasse. A Urbe, da anni, vantiamo fortunatamente molti docenti che si riconfermano annualmente. Lettere, matematica, inglese, educazione motoria sono titolari; altri sono supplenti annuali che, però, riescono a mantenere la continuità.

In che tipo di ambiente lavorate e con quali soluzioni spaziali e tecnologiche?

La Scuola di Urbe è un’ex-colonia, un edificio a due piani che comprende una mensa, una sala teatro/cinema, un piano condiviso per scuola dell’infanzia e primaria e un piano per la secondaria con annessa palestra ad uso comune. Gli spazi sono più che sufficienti, dato l’esiguo numero degli alunni. L’aula principale della scuola secondaria ha una LIM e un piccolo laboratorio multimediale che comprende alcuni PC e notebook in dotazione per gli alunni. Ci sono anche altre aule che vengono utilizzate in caso di ore in compresenza.

Quali strategie mettete in campo per superare l’isolamento?

Per ovviare al problema dell’isolamento, come detto prima, una strategia utilizzata è stata la videoconferenza tra la nostra classe terza e quella del Plesso di Mioglia (SV). Quando vi erano le tre classi di scuola aecondaria, fino a due anni fa, la strategia è stata usata per ampliare l’ambiente di apprendimento della classe terza, che svolgeva un’ora settimanale con  lezioni a distanza con un’altra terza dell’Istituto. Le materie coinvolte sono state la lingua inglese (in particolare cultura e civiltà, con argomenti scelti in base al curricolo delle classi coinvolte) e italiano (con argomenti propedeutici all’esame finale). Le attività venivano organizzate in collaborazione con  i docenti dei due plessi ed erano riviste costantemente anche in itinere. Quest’attività ha permesso di accorciare virtualmente le distanze e di favorire la condivisione di strategie didattiche utili all’apprendimento.
Unica criticità, i problemi di connessione che si manifestavano saltuariamente. Quest’anno la videoconferenza è stata finalizzata all’incontro virtuale tra le classi terze dislocate nelle sedi più disagiate in occasione della “Giornata della Memoria”, che si è tenuta nella sede centrale di Sassello (SV). Come nuova metodologia didattica, abbiamo anche utilizzato l’EAS (Episodio di Apprendimento Situato), soprattutto per svolgere attività di gruppo a livelli eterogenei: gli alunni, con questo nuovo approccio, hanno imparato a essere al centro del loro percorso di apprendimento, a trovare strategie per portare a termine un compito assegnato, a lavorare in piccoli gruppi rispettando il ruolo di ciascuno. E, non da ultimo, hanno sviluppato le loro competenze digitali nell’utilizzo di applicazioni online e offline per la creazioni di artefatti finali.
Quest’anno l’Amministrazione Comunale, in accordo con il Dirigente Scolastico, ha istituito una giornata comune, per permettere agli alunni di Urbe di lavorare con i compagni del Plesso di Sassello (il più vicino dal punto di vista del territorio): al giovedì gli alunni della secondaria di Urbe si recano a Sassello dove svolgono le ore di lezione nelle relative classi con i compagni di Sassello. Qui la lezione si svolge in monoclasse, con programmi condivisi e con docenti in comune (religione, inglese, arte, educazione motoria); è anche l’occasione per i nostri pochi alunni di confrontarsi con una classe più grande, di valutare i propri progressi e le modalità di apprendimento.

Quale idea hanno le famiglie della pluriclasse di Urbe?

Nelle famiglie, l’idea della pluriclasse era, fino a qualche anno fa, considerata piuttosto negativa e vista come un ambiente “in cui non si può lavorare”. Ora la mentalità è cambiata: i genitori che seguono il percorso scolastico del proprio figlio credono nelle potenzialità della pluriclasse e nei suoi aspetti positivi. Hanno capito che dietro al lavoro in classe c’è molta organizzazione e collaborazione tra i docenti stessi e tra i docenti e gli alunni.

 

Elementi di raccordo con il territorio: che ruolo ha il Comune nel percorso scolastico e nell’inserire elementi di territorialità nel curricolo?

La scuola partecipa a progetti finanziati dal Comune, relativi alla valorizzazione del territorio. I nostri ragazzi, pur vivendo e conoscendo ciò che li circonda, non hanno una consapevolezza profonda delle proprie radici e delle loro tradizioni. Con il Progetto “Noi siamo territorio” si vuole proprio valorizzare la storia, la geografia e la cultura della nostra zona; camminando tra i nostri sentieri e i nostri boschi e ascoltando le persone che ci tramandano le loro conoscenze. Poi, il tutto diventa un documentario, un volantino, una testimonianza del lavoro fatto dai ragazzi. Allora, ecco il lavoro interdisciplinare che prende forma: italiano, storia, geografia, scienze, lingue straniere, arte, tecnologia, religione… tutto concorre per creare un prodotto “nostro”, vero, che parli di noi.

 

Che tipo di feedback avete dai ragazzi che lasciano Urbe e vanno negli istituti superiori? Si evince una differenza didattica? Vi è una innovazione che poi si perde nelle scuole superiori? 

Raccomandiamo sempre ai nostri ex alunni di venire a raccontarci come è stato l’ingresso alla scuola auperiore. Di solito sentono molto lo stacco: passare da una pluriclasse di 8/12 alunni qui a Urbe a una classe di 25 alle Superiori è un po’ scioccante all’inizio. Qui, abituati a essere interrogati spesso, a essere ascoltati e spronati nelle attività; laggiù invece un’interrogazione a quadrimestre. Ogni novembre/dicembre accogliamo gli ex alunni e facciamo loro raccontare le prime esperienze del nuovo anno alle superiori, in modo che i nostri alunni  possano rendersi conto della diversità delle due realtà. Una considerazione è emersa da tutti gli ex alunni: la metodologia utilizzata a Urbe, così interattiva e innovativa, alle superiori si perde. Si passa a lezioni frontali, compiti in classe cartacei, lavagna con gessi. Nessuna LIM, e contenuti su contenuti…

 

Per approfondire: