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4 Luglio 2019

Chi ben comincia… Nuovo rapporto Eurydice sull’educazione e cura della prima infanzia in Europa

di Erika Bartolini

L’Educazione e cura della prima infanzia, ovvero la fase che precede l’istruzione primaria, è ormai sempre più considerata come la parte del ciclo educativo che getta le basi per l’apprendimento permanente e per lo sviluppo della persona.

Il nuovo rapporto della rete Eurydice “Key Data on Early Childhood Education and Care in Europe”, giunto alla sua seconda edizione, registra i progressi fatti dai Paesi europei nelle aree chiave identificate dalla Raccomandazione del Consiglio relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia del 22 maggio scorso.

Le aree chiave fanno riferimento alla gestione, all’accesso, al personale, alle linee guida educative, alla valutazione e al monitoraggio. La prima parte del rapporto analizza in modo trasversale queste aree con un’attenzione speciale alla correlazione fra le politiche in esse attuate. Particolare importanza viene data all’aspetto dell’integrazione dei sistemi 0-3 e 3-6 anni, un elemento ritenuto un parametro di alta qualità dell’educazione pre-primaria, fondamentale per aumentare l’equità e l’uguaglianza della società. La seconda parte fornisce una panoramica sugli aspetti principali dei sistemi nazionali di educazione e cura della prima infanzia, accompagnati dai diagrammi delle relative strutture (vedi l’articolo di approfondimento pubblicato sul sito di Eurydice Italia).

Scopo del rapporto è quello di fornire ai decisori politici, ai ricercatori e alle famiglie un rapido accesso ai dati comparativi internazionali e una grande quantità di esempi di politiche nazionali europee nel settore dell’educazione e cura della prima infanzia. Lo studio copre un campo molto vasto. Non comprende infatti solo l’offerta presso le strutture, ma anche i servizi domiciliari regolamentati nei settori pubblico e privato nei 38 Paesi europei che partecipano a Erasmus+: i 28 Stati membri dell’Unione europea, più Albania, Bosnia Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia.

Dallo studio emerge che avere un posto a costi accessibili è ancora difficile per molte famiglie con bambini di età inferiore a 3 anni. Le cose migliorano per i bambini più grandi: metà dei Paesi europei garantisce l’accesso dall’età di 3 anni. L’Italia non fa eccezione per quel che riguarda la difficoltà per le famiglie di ottenere un posto nei nidi d’infanzia. Allo stesso tempo, però, per i bambini più grandi la percentuale di partecipazione nella fascia di età 3-6 anni è vicina al 95% (benchmark europeo fissato per il 2020).

L’impiego di personale altamente qualificato – con una laurea di primo livello o superiore – garantisce la creazione di ambienti di apprendimento più stimolanti, una cura e un supporto più adeguati. Anche in Italia, a partire dal prossimo anno scolastico, gli educatori dei nidi d’infanzia pubblici dovranno avere una laurea di primo livello, allineandosi così alla tendenza della maggior parte dei Paesi europei.

Ciò che caratterizza i sistemi educativi con una qualità più elevata è il livello di integrazione del sistema da 0 a 6 anni di età. Per valutare questo parametro sono stati presi a riferimento il livello di formazione del personale, l’applicazione di linee guida educative per l’intera fase 0-6 anni, la gestione e l’unitarietà delle strutture. Il luogo in cui si svolge l’attività educativa è fondamentale per dare ai bambini il senso di attaccamento e stabilità.

Nella maggior parte dei Paesi europei, la prima infanzia è organizzata in strutture separate per le due fasce di età, indicate come 0-3 e 3-6 anni. Meno di un terzo dei Paesi presi in esame ha una struttura unica, principalmente si tratta dei Paesi nordici e delle aree baltica e balcanica. In tutti questi Stati è presente anche una gestione unitaria da parte del Ministero dell’istruzione. Nei Paesi con strutture diverse in base all’età dei bambini, prevale il sistema a gestione separata di due ministeri o autorità distinte, come nel caso dell’Italia, in cui l’organizzazione dei servizi 0-3 è decentrata, mentre quella dei bambini più grandi spetta al Miur. In questo quadro, l’Italia risulta fra i Paesi che hanno un sistema totalmente separato. Nonostante le novità introdotte nel 2015 con la legge n. 107 per lo sviluppo di un sistema integrato 0-6, manca di fatto un livello di formazione unico per tutto il personale, non ci sono linee guida educative uniche per tutto il periodo, la gestione rimane in capo a due soggetti diversi (Miur e Regioni) e, infine, i bambini trascorrono le due fasi del percorso in strutture organizzative separate.

 

“Key Data on Early Childhood Education and Care in Europe” (pdf) >>

 

Cos’è Eurydice
Eurydice è la rete europea che raccoglie, aggiorna, analizza e diffonde informazioni sulle politiche, la struttura e l’organizzazione dei sistemi educativi europei. Nata nel 1980 su iniziativa della Commissione europea, la rete è composta da un’Unità europea con sede a Bruxelles e da varie Unità nazionali. Dal 1985, l’Indire è sede dell’Unità nazionale italiana.

 

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