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Ricerca per l'innovazione della scuola italiana

indireinforma

3 Settembre 2019

Al convegno internazionale EERA di Amburgo l’Indire presenta la ricerca sulle piccole scuole

di Redazione

EERA – European Educational Research Association è l’organizzazione internazionale che riunisce più di 35 enti nazionali e regionali che si occupano di ricerca educativa. Fondata nel 1994 con lo scopo di incentivare la collaborazione internazionale nella ricerca e sostenere il dialogo libero e costruttivo tra esperti e studiosi, l’Associazione organizza annualmente una conferenza sulle prospettive future dell’istruzione e sul ruolo che essa ricopre nella società odierna.

L’edizione 2019 si terrà in Germania, ad Amburgo, dal 2 al 6 settembre.

Il lavoro accademico è organizzato in newtork tematici: 32  nuclei che approfondiscono un particolare aspetto legato alla ricerca educativa (innovazione curricolare, filosofia dell’educazione, ICT, etnografia ecc). Ed è all’interno di uno di questi network, precisamente il numero 14 “Communities, Families, and Schooling in Educational Research” che il gruppo di ricerca Indire presenterà i contributi della sua ricerca sulle piccole scuole. Sarà questa anche l’occasione per riprendere la collaborazione con la professoressa Linda Hargreaves dell’Università di Durham e Leicester, ospite lo scorso anno al primo Convegno nazionale delle piccole scuole svoltosi a Fiera Didacta.

Il primo contributo “Piccola scuola e territorio: un modello organizzativo vincente” (a cura delle ricercatrici Giusy Cannella e Stefania Chipa) racconta la buona pratica della scuola primaria “I. Tamburelli” di Seggiano (GR) legata alla collaborazione fra dirigente scolastico, enti locali e famiglie: un’alleanza educativa che ha portato a riorganizzare il curricolo valorizzando l’elemento territoriale. A partire da una nuova configurazione degli spazi scolastici, sia interni che esterni, è stato ripensato anche il curricolo attraendo, così, l’interesse delle famiglie dei paesi vicini, portando ad un incremento delle iscrizioni di circa il 20% e scongiurando il rischio di chiusura del plesso. Si è deciso di puntare su un modello didattico-organizzativo attento allo sviluppo dell’autonomia dello studente attraverso una serie di azioni tra cui la rotazione, il peer-tutoring e la scelta autonoma della disciplina. Si realizza, così, un esempio virtuoso di proposta educativa, alternativa ai modelli standard, che propone un’organizzazione in “pluriclassi per scelta” che rendono il modello educativo funzionale al raggiungimento degli obiettivi didattici.

Il secondo contributo “Il modello piccola scuola come comunità educante” (a cura delle ricercatrici Manuela Repetto e Michelle Pieri) scaturisce da percorsi di ricerca-azione condotti in piccole scuole italiane. Il modello si basa su una serie di presupposti che di norma accomunano tutte le piccole scuole: valorizzazione del patrimonio locale, ripopolamento, rapporto con il territorio, didattica project-based e per competenze. Il modello implica la costruzione di un percorso articolato in sei fasi, collocabili in un orizzonte temporale che può variare da pochi mesi all’intero anno scolastico. In estrema sintesi le fasi sono le seguenti: 1. abbinamento dei plessi, 2. scelta del focus, 3. coinvolgimento del territorio, 4. coinvolgimento dei famigliari, 5. sviluppo dell’expertise 6. condivisione con la comunità. Il modello prevede la progettazione di un percorso che incide sia a livello didattico sia, investendo la relazione tra diversi plessi e l’interazione con molteplici attori sul territorio, a livello organizzativo. Il focus viene individuato dagli studenti e valorizzato in modo virtuoso nel corso delle attività: il territorio con le sue risorse è il bacino da cui attingere per far sviluppare agli studenti l’expertise relativa al focus scelto, attraverso attività didattiche condotte sia a scuola che fuori. Il territorio di appartenenza è anche il target. Costituisce, infatti, l’insieme dei destinatari a cui gli studenti restituiscono, in varie forme, le competenze che sono riusciti a costruire. Le competenze che gli studenti sviluppano con il supporto di tutta la comunità si riverberano quindi su di essa, rafforzandone l’identità culturale e collettiva.

Il terzo contributo “Identificazione del profilo della piccolo scuola in Italia. Ricostruzione e restituzione di un fenomeno scolastico minore” (a cura di Rudi Bartolini, Giuseppina Rita Jose Mangione, Francesa DeSanctis e Anna Tancredi) restituisce l’indagine in corso all’interno del progetto che ha come obiettivi quelli di:

  1. identificare, attraverso un approccio quantitativo, la popolazione di riferimento al fine di costruire un framework che possa contribuire ad individuare azioni specifiche per il sostegno alle scuole di ridotte dimensioni e distribuite in aree geograficamente svantaggiate;
  2. rilevare le caratteristiche dei territori in cui sono ubicate le scuole piccole al fine di individuare in maniera puntuale gli interventi, tra quelli di competenza dell’Indire, che possono supportare efficacemente la loro permanenza nel territorio. L’indagine si avvale della metodologia di ricerca standard di tradizione quantitativa volta a dimensionare una specifica realtà educativa partendo dall’analisi di database del Miur sulla base di correlazioni. La metodologia di lavoro si avvale di tecniche di rilevazione strutturate con affondi qualitativi.

 

La conferenza si può seguire in diretta su Twitter e Instagram.

 

Per approfondire: