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11 Dicembre 2019

Le Avanguardie Educative nel rapporto Unesco sull’educazione digitale

di Costanza Braccesi

A seconda di come vengono progettati e utilizzati, i media e le risorse dell’educazione digitale possono promuovere o minare le opportunità di “imparare a imparare a imparare” e “imparare a pensare”, che servono come basi essenziali della nostra capacità di innovazione, nonché del nostro discernimento etico e del senso di responsabilità che sono necessari per sfruttare le macchine per plasmare una società pacifica e sostenibile.

Queste parole aprono la sezione dei “Key messages” di “Rethinking Pedagogy. Exploring the Potential of Digital Technology in Achieving Quality Education”, il report pubblicato quest’anno dal Mahatma Gandhi Institute of Education for Peace and Sustainable Development (MGIEP), l’Istituto UNESCO attivo nella regione Asia-Pacifico che opera per l’educazione alla pace e allo sviluppo sostenibile.

La pubblicazione, frutto di un accurato lavoro condotto nell’arco di circa 15 mesi, affronta la questione dell’educazione digitale da diverse prospettive, mettendo insieme approfondite conoscenze sulle tecnologie nell’istruzione, lo studio di una serie di buone pratiche educative da tutto il mondo, la mappatura di libri di testo e di risorse digitali esistenti. Il volume restituisce così un quadro ricco e articolato, basato sull’analisi di contesti anche molto diversi fra loro, e pone l’accento non solo su quanto la ricerca e le pratiche educative hanno già realizzato nei diversi continenti, ma anche su ciò che deve essere ancora fatto.

Curato da Yoko Mochizuki, capo del Rethinking Policy Programme di UNESCO MGIEP, e da Éric Bruillard, professore di Computer Science alla Paris Descartes University, il report ha potuto contare sulla collaborazione di moltissimi studiosi da ogni parte del mondo. Per la sua stesura sono stati consultati centinaia di volumi, articoli accademici, rapporti di ricerca e documenti politici sul tema dei libri di testo e dei media educativi, oltre che sulle scienze dell’apprendimento in genere, sul gioco, sull’intelligenza artificiale. Sono state poi campionate oltre 80 risorse educative digitali, compresi i depositi di Open Education Resources (OER), Massive Open Online Course (MOOC) e Learning Management Systems (LMS) e sono stati analizzati casi di studio sull’implementazione di progetti di educazione digitale nei diversi continenti. «Spero che questa revisione globale dei libri di testo digitali e di altri mezzi e risorse educativi digitali contribuisca a mettere in evidenza il potenziale della tecnologia digitale nel contribuire a un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa» scrive nella premessa Anantha Duraiappah, direttore MGIEP.

 

Nel Rapporto, anche una delle idee promosse da Avanguardie Educative

Fra le varie iniziative educative emerse a livello mondiale, nel capitolo Rethinking the Role of Digital Textbooks (p.54) il report MGIEP-UNESCO segnala l’idea Integrazione CDD/Libri di testo, una delle proposte di innovazione della scuola promosse dal movimento Indire delle Avanguardie Educative.
Nel box dedicato, la ricercatrice Alessandra Anichini spiega la pratica di auto-produzione dei libri, un’attività che alcune scuole in Italia stanno già sperimentando e che prevede che gli studenti partecipino alla realizzazione dei testi di studio. Si tratta di un’attività didattica che punta a superare la logica dello studio inteso come mero apprendimento mnemonico di testi: produrre contenuti digitali presuppone infatti un lavoro collaborativo di tutta la classe e uno sforzo collettivo nell’utilizzo critico dei diversi strumenti e delle fonti, nell’analisi dei vari linguaggi, nella socializzazione. Dal punto di vista del docente, in particolare, la produzione di testi in classe può essere una strada per avere contenuti modulati sulle diverse necessità di apprendimento, per motivare gli studenti e contrastare il disinteresse verso alcune materie, per attualizzare i contenuti magari legandoli al territorio. Un tipo di proposta che rappresenta un vero e proprio cantiere di sperimentazione per la ricerca di soluzioni sempre più adeguate alle esigenze degli studenti, ma che è al contempo un’occasione per riflettere sul rapporto fra digitale e apprendimento e sull’integrazione costruttiva fra strumenti digitali e tradizionali.

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Infine, segnaliamo che l’Indire ha contribuito anche alla stesura del capitolo From Books and Textbooks to Digital Educational Media: Historical and Conceptual Landmarks, soprattutto per la parte relativa alla storia dei libri di testo. Ed è proprio al patrimonio Indire che appartiene una delle immagini storiche pubblicate nel rapporto, quella del “Libro de abacho” di Pietro Borghi del 1540 (p.18).

 

Rapporto MGIEP-UNESCO “Rethinking Pedagogy. Exploring the Potential of Digital Technology in Achieving Quality Education” >>