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11 Marzo 2021

Lodi e Rodari: due ambienti virtuali ripercorrono idee e riflessioni dei due ‘maestri’

di Pamela Giorgi

‘Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del prodotto) ha bisogno di uomini a metà, fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà, vuol dire che è fatta male e bisogna cambiarla. E per cambiarla occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione’
(G. Rodari, Grammatica della Fantasia, Torino, Einaudi, 1973)

‘Subito il primo giorno, devi decidere di fronte ai bambini come impostare il tuo lavoro: per asservire o per liberare. Da questa scelta dipende tutto il resto, anche la tua dimensione umana. Se scegli il metodo della liberazione senti nascere dentro di te una grande forza che è l’amore per i ragazzi, lo stesso amore che non può non trasferirsi sul piano sociale con l’impegno civile. […] Se non sei per la liberazione, porti a scuola la tecnica del padrone, duro o paterno a seconda dei casi: apparentemente è il sistema più facile e comodo ma alla fine trovi un vuoto morale enorme e la noia’
(M.Lodi, Lettera a Katia in Il paese sbagliato, Torino, Einaudi, 1970)

 

L’Indire dedica due spazi web rispettivamente a Gianni Rodari e a Mario Lodi, in occasione dei due centenari dalla nascita: del primo il centenario si è concluso lo scorso dicembre, mentre del secondo le celebrazioni ufficiali avranno inizio dal 17 febbraio 2022.

Nelle rispettive pagine a loro dedicate – grazie a materiali documentari di varia tipologia che auspichiamo essere utili per i docenti – ricostruiamo quella trama di riflessioni teoriche e di concrete posizioni civili e politiche riguardo alla scuola, che spesso furono tra i due sinergiche e reciproche. Rodari e Lodi, due ‘maestri’ che svilupparono idee e riflessioni sull’ambito formativo, sul rapporto con i bambini, con le famiglie, sul ruolo della scuola. Se c’è, infatti, un anello forte che lega i due è proprio la volontà di ridisegnare il rapporto adulti-bambini e che questo elemento viene sviluppato nella scuola, in prospettiva democratica.

Non per mera casualità il 1961 aveva visto la quasi concomitante pubblicazione sia della storia del passerotto ‘Cipì’, nata dalla penna del maestro Lodi e dalle matite colorate dei suoi bambini e molto sostenuta presso l’editore Einaudi da Rodari stesso (Salviati, 2021); sia, poco prima, della celeberrima piccola ‘Alice’ rodariana, comparsa sulle pagine de ‘Il Corriere dei Piccoli’. Alice che, come Cipì, divenne paradigmatica dell’importanza nello sviluppo di ogni bambino, dell’esperienza, dell’esplorazione, della comprensione profonda, dell’apprendere a scegliere.

Idee queste messe in bocca ad Alice medesima, la quale, dopo una delle sue rovinose innumerevoli cadute, quella nel calamaio pieno d’inchiostro, conclude risolutamente: ‘meglio scegliere le parole che vengono dal profondo del proprio cuore’ e non le tantissime etero-indotte in cui si è imbattuta nel corso dell’avventura. Libertà decisionale ribadita da Rodari nella sua recensione a ‘Cipì’ (G. Rodari, Recensione di Cipì di Mario Lodi, in ‘Paese sera’ del 2 febbraio 1962), ove intravedeva nelle vicende di quel passerotto eroico, la crescita di ogni ragazzo, la sua gioia, le sue pene e aspirazioni alla libera auto-individuazione. In quella storia in cui, scriveva Rodari nella stessa recensione al libro, ‘I ragazzi, contrariamente al solito, sono autorizzati a guardare fuori dalla finestra per scoprire il mondo’.

Entrambi ebbero, dunque, in mente un’educazione nuova direzionata in senso antiautoritario e finalizzata ad una ‘società nuova’. Il rapporto di Rodari con la scuola, certo, rimase appena più in sottotraccia, lui così a lungo saccheggiato (Salviati, 2020) in una frammentazione dell’opera letteraria, ma che certamente, proprio attraverso quell’opera letteraria, seppe ridisegnare in modo incisivo il valore educativo della scuola. Lodi, dal canto suo, in primo luogo docente e grande pedagogista, della didattica mutò più operativamente aspetti radicati e metodologie tradizionali.

Scriveva così Mario Lodi nella sua premessa all’edizione de ‘Scuola di Fantasia’ (Lodi, La scuola di Rodari, in Rodari, 1992):

“L’attenzione di Rodari per le scuole si collocava nell’analisi di una società che, uscita dalla dittatura fascista e dalla guerra, cercava in se stessa le forze vitali per ricostruire sui valori della Costituzione un nuovo modello di vivere”.

Tale idea di fondo, che Lodi si premura di sottolineare come propria dell’amico Rodari, coincide di fatto con quella stessa idea di scuola espressa in più circostanze a sua volta da lui stesso e che, fu da lui a lungo reiterata nel tempo attraverso la sua opera di intellettuale e la sua azione di uomo di scuola, tanto da ribadirla fin all’ultimo. A tal proposito merita d’esser ricordato in questa sede un suo lavoro piuttosto recente ‘Costituzione. La legge degli italiani’ (2008), dove egli, per spiegare la Costituzione ai più giovani, sostituiva in modo emblematico la parola ‘Repubblica’ con la parola ‘Scuola’, definita come ‘la Repubblica dei bambini e dei ragazzi’. Tra i vari articoli, cito il numero 4, che forse più di altri di quello stesso testo palesa la natura forte di ammaestramento civile e democratico del momento scolastico:

“Ogni bambino ha diritto ad essere rispettato… Vuol dire che tutti ci dobbiamo aiutare e a scuola, che non sono più bravi i maschi e più belle le femmine, ma che siamo tutti bravi uguali e belli uguali, maschi e femmine … Questa regola ci spiega che noi dobbiamo sopportare anche gli antipatici. E in Italia siamo tutti importanti, non solo chi va in tv… Vuol dire che se siamo amici siamo più felici”.

È sempre in ‘Scuola di Fantasia’, che Rodari, fa emergere, un altro elemento di raccordo tra i due intellettuali, quello dell’importanza del legame con il Movimento di Cooperazione Educativa, di cui Lodi, come sappiamo bene, fu una delle figure di spicco:

“E non piove nemmeno adesso, per me, sul dovere di rispettare nel bambino il bambino […] di non abusare mai della nostra superiorità di adulti (men che meno della nostra autorità di padri e di maestri) per non imporgli le nostre idee, i nostri atteggiamenti, le nostre – chiamiamole col loro nome – passioni […] Il metodo deve essere il più democratico possibile […] è per questo che per ciò che riguarda la scuola aderisco completamente al Movimento di Cooperazione educativa, che, secondo me, realizza al massimo il rispetto del bambino e meglio favorisce la sua liberazione, in ogni senso […] In una ‘buona classe MCE la scala dei tradizionali “valori scolastici” – voto, pagella, interrogazione, disciplina, silenzio, emulazione individualistica, eccetra – ha perso uno dopo l’altro tutti i suoi tarlati gradini. Si affermano altri valori: la collaborazione, la solidarietà, il piacere di lavorare insieme, l’atteggiamento di ricerca aperta su ogni aspetto del reale, la mentalità scientifica”.

Entrambi, dunque, nella cornice del Movimento di Cooperazione Educativa:

“Fin dagli anni 50 – ricordava Lodi – [Gianni Rodari] arrivava puntuale ad ogni convegno nazionale del Movimento come giornalista e come giornalista serio e preciso si interessava ai problemi che il Movimento affrontava, dai bambini che usavano la parola in libertà, alle ricerche in atto per l’elaborazione della pedagogia popolare, come alternativa a quella trasmissiva della scuola autoritaria. Ascoltava attento le relazioni, ma soprattutto discuteva con noi dei problemi più significativi, prendeva appunti su tutto. Si capiva che lì, insieme a noi, non era solo il giornalista, era anche il maestro che rispuntava e coglieva, nel fermento delle idee e delle esperienze nostre, la speranza, direi la certezza, di un cambiamento positivo della realtà. Noi lo sentivamo un amico, che cercava insieme a noi la via della ‘rivoluzione silenziosa’ che avrebbe dovuto dare concretezza alla riforma della scuola in senso democratico”.

Entrambi, infine, innovatori con un occhio molto attento non solo al mondo scolastico, ma anche a quello dell’estetica letteraria, cercando di evitare alla loro scrittura le trappole ideologiche, ma al contempo tentando un’operazione culturale dall’incisività altamente politica.

Son troppo poche queste righe per definire cosa fu la scuola per questi ‘maestri’ a cui dedichiamo la prossima edizione di Didacta 2021, son anche poca cosa le pagine web, con le quali abbiamo semplicemente tentato un omaggio a chi con la propria opera seppe ribadire che la scuola non è solo il luogo gerarchico in cui i maestri insegnano e gli alunni imparano, ma è uno spazio ampio che comprende tutto (genitori, maestri, alunni, territorio) e che, infine, è, soprattutto, organo costituzionale con un imprescindibile ruolo nella costruzione della società democratica.

 

I DUE SPAZI VIRTUALI

Il lavoro allo Spazio Rodari | 100 anni di Fantasia Fantastica è iniziato a ottobre 2020, con una collaborazione tra Indire e un gruppo di studenti dell’ITT “G. Chilesotti” di Thiene (Vicenza), laddove la scoperta di Rodari è divenuta occasione per attivare un laboratorio didattico di storia, letteratura ed informatica. In questo spazio web abbiamo reso accessibili materiali vari: note biografiche illustrate, letture ad alta voce, strisce animate, interviste a studiosi e ad amici e un ciclo di Webinar per la formazione docente circa l’opera, il pensiero di Rodari e alcune sue riletture a partire dalle istanze della scuola contemporanea. A questo si aggiunge il rimando a un’altra iniziativa Indire: il ciclo di webinar pensati dai ricercatori delle Piccole scuole e intitolato ‘Spaesi: atlante di geografia fantastica’. In questa sezione (adesso conclusa ma con la possibilità di accedere alle registrazioni degli incontri) ci si è focalizzati sul tema della scrittura a distanza: le esperienze degli insegnanti che Indire ha documentato, i tutorial di applicazioni e ambienti online, le soluzioni per mettere tutti gli alunni nella condizione di partecipare, si accompagnano ad un ciclo di webinar tenuti da due studiose di Gianni Rodari, Vanessa Roghi, storica e autrice di Lezioni di Fantastica (in corso di pubblicazione) e Ilaria Capanna, curatrice della Biblioteca privata della Famiglia Rodari, organizzati per consentire ai partecipanti di entrare nella Grammatica della fantasia in modo da utilizzarla per attraversare più discipline e comporre filastrocche, poesie, racconti.

Il secondo ambiente web Spazio Lodi | 100 anni di pedagogia rivoluzionaria  prende avvio adesso, per definirsi con una molteplicità di materiali che saranno via via caricati, sino a tutto il 2022, quando ricorrerà infatti il centenario della nascita di Mario Lodi (1922-2014). In questo ambiente virtuale, grazie al contributo del Comitato Promotore del Centenario e l’Associazione Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi, sono per adesso resi accessibili: note biografiche illustrate, gallery di fotografie e disegni, letture ad alta voce, interviste e un primo calendario di cicli di incontri preparatori, che prenderanno avvio a partire dal 3 giugno 2021.