Epale Italia ha organizzato il seminario Educare alla salute, comunicare il ben-essere. La salute come diritto dell’individuo e interesse della collettività tra i principi di universalità e di uguaglianza in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

L’incontro, svoltosi online lo scorso 8 aprile, ha riunito professionalità ed esperienze diverse per riflettere da più prospettive sul tema ampio e articolato dell’educazione alla salute, o health literacy, e sul suo ruolo nello sviluppare conoscenze e competenze utili a tutelare il benessere del cittadino e, di conseguenza, della comunità in cui vive.

La capacità dei cittadini di aderire alle terapie farmacologiche, la cosiddetta compliance, e di comprendere le indicazioni fornite dalla comunità medico-scientifica, ad esempio per far fronte alla pandemia, e metterle in atto dipende dal livello di alfabetizzazione sanitaria dei singoli e dalla preparazione del personale addetto.

L’incontro ha evidenziato la relazione tra educazione, salute e collettività anche dando voce al mondo della ricerca per fare luce sui big data e su come questi possono aiutarci a ridefinire la comprensione dei comportamenti dei pazienti in merito alla cosiddetta “aderenza terapeutica”, ovvero la capacità di rispettare le raccomandazioni del medico su dosi, tempi e frequenza di assunzione del farmaco per l’intero ciclo di cura (per l’efficacia della stessa). E i risultati mostrati, da un progetto europeo che coinvolge i ricercatori dell’Università di Torino, sono stati molto interessanti nello stabilire la relazione tra livello di alfabetizzazione e aderenza terapeutica.

Infine, nell’ottica di contribuire a trasferire nel mondo della salute e dell’educazione terapeutica modelli e metodologie innovative tipiche dell’educazione degli adulti, sono state presentate alcune esperienze significative sul tema dell’invecchiamento sano e attivo, mostrando come la piattaforma Epale possa essere luogo di progettualità, crescita e scambio a sostegno dei temi proposti.

L’educazione alla salute riguarda ciascun cittadino anche in assenza di patologie. L’esempio della pandemia si presta perfettamente a un’analisi che ha aperto i lavori del seminario Epale.

Partendo infatti da una rassegna di titoli dei principali quotidiani italiani che da mesi denunciano comportamenti scorretti di cittadini che non rispettano le regole sul distanziamento sociale e l’utilizzo della mascherina imposte dai DDL, Barbara Bruschi, professoressa ordinaria di Didattica e pedagogia speciale del Dipartimento di Filosofia e scienza dell’educazione all’Università di Torino, ha mostrato come questi comportamenti siano da ricondursi a carenze sul piano educativo, da intendersi non tanto come assenza di informazioni (le quali vengono fornite), quanto come approccio educativo che sappia formare le persone rispetto agli atteggiamenti e ai comportamenti oltre che alle conoscenze.

Queste persone, più che nel dato scientifico e nelle indicazioni degli esperti, vanno a cercare conferme nei social network, laddove le proprie posizioni non sono messe in discussione ma, al contrario, valorizzate e rinforzate. Public awareness e educazione diventano allora le uniche risposte possibili e questo ci conduce al concetto di lifelong learning. (Leggi l’articolo di approfondimento di Barbara Bruschi)

Il seminario ha visto cinque interventi in plenaria e quattro gruppi di lavoro che hanno discusso su altrettante tematiche specifiche:

• Metodi e strumenti per l’educazione alla salute
• Cosa significa “aderire alle raccomandazioni” tra libertà di scelta e impatto sulla salute personale e collettiva
• Storie di vita: i libri aperti di pazienti e di caregiver. Quando la nostra storia modifica le scelte per la salute
• Il digital storytelling nella cura.

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