AESSE - Abitare la scuola - Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire logo Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire
 

scuola come città

Una scuola deve essere come una città dove ci si sente a casa.

zona relax

La piazza centrale ospita molte attività e luoghi di incontro. Un lato della sala è dominato dalla presenza di un grande ‘murale’ colorato.
(foto di Jan-Dirk van der Burg)

I luoghi dell’apprendimento, spiega Hertzberger (Space and Learning, 2008), hanno bisogno di trovare il giusto equilibrio tra l’essere un territorio stimolante ed essere un ambiente familiare.

Questo aspetto apparentemente contradditorio diventa chiaro se si pensa alla città, che continuamente cambia perché le case si trasformano ed i negozi si rinnovano, ma dove le strade sono sempre le stesse strade familiari. La struttura complessiva rimane la stessa, anche se la trama cambia.

La scuola-città si sviluppa attraverso l’articolazione del grande spazio centrale, che corre lungo tutto l’edificio e si innalza fino alla copertura.
Al suo interno galleggiano le work-balconies, mentre le scale di collegamento si lanciano nel vuoto per unire i diversi livelli e in basso si apre la piazza segnata da forti colorazioni sul pavimento e sui pilastri.

Come in uno spazio urbano i dislivelli sono occasione per creare scalinate di ogni lunghezza e dimensione, che rappresentano un invito a sedersi e sostare. Le scale, gli sbarchi, i vuoti e gli spazi aperti sono relazionati spazialmente offrendo a chi abita l’impressione di vivere in un insieme, in una costante interazione che genera un forte senso di comunità.

Qui i ragazzi si muovono come nomadi attraverso l’edificio, visitandolo continuamente con la massima informalità, e restando in relazione visiva gli uni con gli altri.