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24 febbraio 2015

#Dillo in italiano!

Lanciata la petizione che invita il Governo, le amministrazioni pubbliche, i media e le imprese a... parlare un po' di più in italiano

di Costanza Braccesi




La redazione web dell'Indire aderisce con entusiasmo a "Dillo in italiano", la campagna lanciata dalla nota pubblicitaria Annamaria Testa, che sollecita un uso più consapevole della nostra lingua, soprattutto per quanto riguarda l'uso dei vocaboli stranieri.

Tanti termini inglesi che oggi ricorrono nei discorsi della politica e nei messaggi dell'amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici e nella comunicazione delle imprese, hanno efficaci corrispondenti in italiano. Perché non usarli? Perché, per esempio, dire form quando si può dire modulo, e jobs act quando si può dire legge sul lavoro?

È chiaro che le lingue cambiano, vivono e si arricchiscono anche di scambi con altre lingue: parole straniere come computer, moquette, festival, bar, équipe e strudel nessuno si sognerebbe di tradurle, perché nella nostra lingua non hanno corrispondenti altrettanto semplici e diffusi. Privarci di queste parole, ormai stabilmente radicate nel nostro lessico, per uno sterile "desiderio di purezza" della lingua, non avrebbe senso; ha invece senso sforzarsi di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia e di parole che, nella nostra lingua, c'è già.

Scopo della campagna, invitare soprattutto chi ha ruoli pubblici e responsabilità più grandi a riflettere sull'utilizzo dei vocaboli, anche per garantire maggiore trasparenza e democrazia. Adoperare parole italiane aiuta a farsi capire da tutti. Rende i discorsi più chiari ed efficaci. Inoltre, in "itanglese" è facile usare termini in modo goffo o scorretto, o a sproposito, o sbagliare nel pronunciarli. La regola da seguire è, come sempre, il buonsenso: se è bene evitare l'abuso di forestierismi inutili come location è, naturalmente, da evitare anche la traduzione con tortuosi giri di parole di termini come jeans.

A pochi giorni dal lancio della petizione, sono già state superate 55.000 firme, che verranno consegnate all'Accademia della Crusca perché si faccia portavoce e testimone di questa istanza.

Su Twitter, l'hashtag (...termine intraducibile!) della campagna è #dilloinitaliano. Per chi fosse interessato, la petizione si firma qui.

 

 

 

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