Negli ultimi mesi sono emersi preoccupanti fenomeni di bullismo e violenza nelle scuole, molti dei quali hanno guadagnato la ribalta della cronaca nazionale perché perpetrati e diffusi avvalendosi delle nuove tecnologie, tanto che ormai si parla di cyberbullying. Fatti, spesso molto gravi, che richiedono sia azioni immediate di contrasto che risposte educative articolate.
È di questi giorni la notizia che il ministro della pubblica istruzione intende intervenire con una serie di misure disciplinari rigorose da adottare nei confronti degli alunni protagonisti di tali episodi.
Il tema è dibattuto anche in Europa, tanto che, in Slovenia, alcuni gruppi di insegnanti e capi d'istituto coinvolti hanno sollevato la questione urgente di come affrontare simili fenomeni. Una commissione ministeriale, appositamente costituita dal Dipartimento per l'istruzione obbligatoria, ha posto, quindi, le seguenti domande che sono diventate oggetto di un quesito sottoposto dall'Unità slovena alla rete Eurydice:
"Come ci si pone in Europa rispetto alla possibilità di espellere un alunno da scuola? Se questa misura disciplinare è prevista, in quali casi viene applicata? Vengono consultati i genitori? È previsto il trasferimento obbligatorio dell'alunno in un'altra scuola?"
Nell’approfondimento presentiamo il rapporto elaborato dall'Unità italiana di Eurydice sulla base delle risposte fornite dalle unità nazionali dei vari paesi.
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