di Linda Guarino
05 Luglio 2007
Il progetto MAR.IN.A.ND.O, finanziato con i fondi strutturali europei e sostenuto dalla Direzione Generale per le relazione Internazionali del MPI, nasce per Marettimo, isola dell’arcipelago delle Egadi caratterizzata, come numerose altre realtà italiane, da un rapido spopolamento, da presenza di pluriclassi nei primi ordini di scuola e spostamento dei nuclei familiari verso realtà scolastiche più stabili nella terraferma. Sostenuto dall’Ufficio V della Direzione Generale per gli Affari Internazionali e dall’ANSAS (ex Indire), si prefigge di offrire a studenti di un corso di preparazione agli esami la possibilità di continuare a frequentare sul proprio territorio la classe prima della secondaria di I grado, senza per questo rinunciare ad avere un ambiente ricco di stimoli culturali e di relazioni sociali. Per questo sono state collegate tra loro tre classi, due toscane, una dell’S.M.S. “E. Fermi” di Scandicci (FI), una dell’Istituto Statale “S.S. Annunziata” di Firenze ed una dell’IC “B. Mineo” Favignana / Marettimo attraverso un sistema di videoconferenza e lavagne interattive condivise. Soprattutto queste ultime sono state di particolare aiuto nel rendere efficace il lavoro a distanza, in quanto sono delle superfici su cui si interagisce in tempo reale con l’aiuto di una penna ottica o anche semplicemente con un dito e che consentono un uso integrato di testi, video, suoni, immagini, link ipertestuali, rimandi a Internet. Il sistema ha operato in rete ad un doppio livello: localmente ed in collegamento remoto, attraverso la condivisione di contenuti di più lavagne collegate a più postazioni. In questo modo è stata possibile la partecipazione a distanza a lezioni di musica, arte, tecnologia, tenute da docenti specialisti della materia. A queste discipline si sono aggiunte lezioni di spagnolo, come terza lingua comunitaria, e collaborazioni regolari tra docenti di italiano e matematica. Una particolare cura è stata posta nel creare occasioni di socializzazione e di scambio, non solo attraverso la possibilità di interagire liberamente durante le pause tra una lezione e l’altra, ma anche attraverso lo stare fisicamente insieme, il condividere esperienze per molti di loro assolutamente nuove. Per alcuni giorni i ragazzi di Scandicci e di Marettimo si sono incontrati nell’isola ed hanno potuto condividere il legame strettissimo e profondo con un ambiente naturale di straordinaria bellezza, in una dimensione molto lontana da quella cittadina. Da quel momento in poi, la qualità delle relazioni ha fatto un notevole balzo in avanti: la vivacità e il numero dei post che contiene il blog del progetto ne sono la testimonianza, così come la frequenza con cui utilizzano tra loro gli sms, mms, chat, forum, divenuti normali canali di comunicazione.
Sono state coinvolte tre scuole distanti fra loro secondo gradi e compiti diversi: quali difficoltà avete incontrato e quali scenari futuri immagina?
L’interazione fra tre istituti diversi inizialmente rappresentava un’incognita, una modalità di lavoro nuova; ma, una volta definiti con precisione gli ambiti di interazione, il nostro lavoro in rete si è sviluppato con naturalezza, semmai sono aumentate le possibilità di confronto. Le incognite maggiori hanno riguardato l’aspetto puramente tecnico. Un progetto, che utilizza le nuove tecnologie come canale quotidiano di comunicazione, ha la necessità che questo aspetto venga costantemente tenuto sotto controllo affinché funzioni perfettamente e, nello stesso tempo, risulti “trasparente”, venga cioè inserito in modo naturale nello spazio classe, ne diventi parte integrante come lo sono i banchi, le carte geografiche, gli altri arredi tradizionali. Quanto agli scenari futuri, l’anno prossimo si formerà una nuova prima nell’isola, a riprova del successo che questa esperienza ha avuto. Quest’ultima sarà collegata ad una nuova classe di Rignano sull’Arno (FI). Contemporaneamente il progetto sarà allargato ad altre scuole delle piccole isole e del palermitano. Trovo questo molto positivo, perché ci avviamo verso una modalità di lavoro diffusa, che coinvolge altre realtà scolastiche ed innesca processi di crescita e sperimentazione per gruppi di ragazzi e docenti in altre parti d’Italia.
La metodologia didattica adottata promuove l’apprendimento collaborativo e la creazione di una rete di relazioni sociali: che vantaggi ha questa scelta?
I bisogni su cui è articolato il progetto sono prevalentemente di tipo relazionale; è naturale, quindi, che la metodologia didattica sia improntata all’apprendimento cooperativo, in modo da favorire modalità di relazione interpersonale e portare le abilità di gestione e di confronto ad un adeguato livello di qualità. A questo scopo abbiamo utilizzato attività come il webquest, che ci ha permesso di verificare ulteriori vantaggi quali lo sviluppo della motivazione, l’incremento volontario dei tempi di lavoro, un buon livello di apprendimento.
La vostra esperienza può essere intesa come un laboratorio di sperimentazione, il cui modello è esportabile altrove?
Il progressivo spopolamento dei territori periferici o isolati ha numerose concause e tra esse ha un peso particolare la qualità dell’offerta formativa che la scuola mette a disposizione della propria utenza. D’altra parte, una comunità sopravvive solo se la scuola continua ad essere presente sul territorio. Quando viene chiusa vuol dire che la parte più dinamica, giovane, vitale e produttiva del luogo non esiste più, si è trasferita altrove. Questa è la situazione che si riscontra in molte parti del territorio italiano (luoghi montani, isole, zone non servite sufficientemente da servizi). Il futuro di questi territori è nella scuola, a patto che diventi fornitrice di un servizio qualitativamente alto e, nello stesso tempo, acquisti caratteri di dinamicità ed apertura. L’uso delle nuove tecnologie diventa allora l’elemento chiave, lo strumento essenziale in questo percorso che coinvolge più aspetti:
- quello metodologico, attraverso l’aprirsi ad un lavoro in rete tra i diversi soggetti del processo di apprendimento/insegnamento;
- quello dei contenuti, attraverso l’uso di learning objects o asset digitali di qualità, a supporto della didattica quotidiana;
- quello tecnologico, attraverso l’utilizzo delle ICT come normale canale di comunicazione e strumento continuo di lavoro.
L’esperienza del progetto Marinando dimostra che una situazione di isolamento si può trasformare in una realtà stimolante, dinamica e aperta ben maggiore di quella che normalmente si ha in una qualsiasi scuola dall’impostazione tradizionale, una modalità nuova di intendere l’ambiente di apprendimento che può essere riproposta anche in contesti diversi.
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