di Elena Mosa
27 Gennaio 2010
Nel
mese di febbraio
di nove anni fa
l’Agenzia
Nazionale per lo
Sviluppo
dell’Autonomia
Scolastica (allora
si chiamava
ancora INDIRE)
inaugurava un
nuovo
metod
o di formazione
per i docenti
neoimmessi in ruolo:
una
modali
tà mista tra
interazioni in
presenza e
online che richiedeva
l’intervento di
una
professionalità
per quei tempi
inedita, l’e-tutor.
Nel corso
degli anni, grazie
agli affidamenti
del MIUR per la
formazione del
personale in
servizio, l’Agenzia
ha potuto
accompagnare ed
assecondare le
strate
gie di
innovazione
didattica insite in
queste proposte.
Dai
corsi sulle
Riforme, a Fo
rTIC 2002-
05 e successiva
edizione si è
adottato il
modello di
tutoraggio inteso
come
“facilit
azione” di processi, di
dinamiche di
coesione e
condivisione tra
pari, un lavoro da
equilibrista che si
realizza tra il
tentativo di
operare un
supporto
personalizzato e
quello di dare
coerenza
all’eterogeneità
di esperienze,
discipline e ordini
di scuola. Questo
modello
formativo viene
ancora utilizzato
in progetti che
contano
iscrizio
ni molto
elevate come, ad
esempio, la
formazione-
informazione
PuntoEdu per i
docenti neo
immessi in ruolo.
In questo caso
l’e-tutor
promuove le
dinami
che di
interazione,
contribuisce alla
costruzione del
clima di gruppo e
di condivisione,
supporta il
corsista nella
scelta dei percorsi
a lui più idonei
senza tuttavia
entrare nel
merito dei
contenuti, anche
perché le classi
virtuali e in
presenza sono
miste per
disciplina e
ordine di scuola.
Gradualmen
te si è poi
compreso che le
nuove tecnologie
non possono
essere separate
dalla
progettazione
disciplinare ma
con essa
debbono fondersi
per produrre
nuove forme di
sapere e nuovi
contenuti. Mentre
questa
consapevolezza
si veniva
consolidando, le
indagini O
CSE-PISA del
2006 (e
successive)
ammonivano la
scuola italiana
scoprendone il
tallone d’Achille:
gli
apprendimenti di
base.
Da quel
momento hanno
iniziato a
proliferare una
serie di interventi
formativi volti a
far sperimentare
ai docenti nuove
metodologie di
apprendimento e
costruzione della
conoscenza con
le ITC negli
ambiti
disciplinari.
Questo modello
si basa su
caratteristiche più
marcatamente
collaborative, ha
obiettivi più affini
alla ricerca-
azione e
sperimentazione
assistita e
prevede il
coinvolgimento di
un e-tutor
esperto di
contenuti. In
questo caso la
costituzione delle
classi virtuali/in
presenza è
naturalmente
basata su
un’aggregazione
di natura
disciplinare. Ne
sono un esempio
i progetti DiGi
Scuola (prima
fase,
progettazione) o
quelli che
afferiscono
all’area di
intervento degli
Apprendimenti di
base (piano “M@t.abel<
/A>”, piano “Po
seidon” e
piano “IS
S”,
Insegnare le
Scienze
Sperimentali).
L’emergenza di
andare ad
incider
e direttamente
nella didattica dei
contenuti per arrivare
a migliorare gli
apprendimenti
degli studenti, ha
comportato una
fisiologica
specializzazione
dell’e-tutor in
esperto
disciplinare. In
questi progetti il
docente in
formazione viene
coinvolto
direttamente in
attività di
sperimentazione
didattica in classe
partendo dalle
proposte
disciplinari
presenti
nell’ambiente on
line.
L’attivi
tà è preceduta da
una fase di
progettazione e,
in alcuni casi, di
riprogettazione
didattica. In questo
contesto l’e-tutor
non solo
interviene nel
merito del proprio
ambito
disciplinare, ma
si emancipa da
facilitatore di
processi di
condivisione a
supporto
proattivo per
incenti
vare le azioni di
collaborazione
del gruppo classe
finalizzate alla
produzione di
contenuti a più
mani.
Recenteme
nte, infine,
l’Agenzia ha
iniziato a
progettare
interve
nti mirati sul
singolo
soggetto, finalizzati ad
un ascolto attivo,
prendendo quindi
le distanze dai
corsi di
aggiornamento,
uguali per tutti
nei contenuti e
spesso avulsi
dalla pratica
quotidiana.
Seguendo questa
logica e
rimodulando il
modello di
formazione, è
stato necessario
individuare e
formare una
terza
declinazione dei
modelli e
strategie di
tutoraggio, che
prende il nome di
coaching,
“accompagn
amento”.
Termine mutuato
dall’ambito
aziendale, viene
adesso applicato
nella realtà di
quello scolastico.
Rientrano in
questo ambito i
progetti come
“DiGiscuola”
(seconda fase,
sperimentazione)
, “"Pi
ano di diffusione
LIM"”, “Pr
ogetto Qualità e
Merito”
(PQM) e "Cl@ssi
2.0". Soprattutto
in quest’ultimo, il
consiglio di classe
opera una
progettazione di
gruppo
individuando un
tema trasversale
comune e
scegliendo le
dotazioni
tecnologiche che
possono essere
acquistate. Ogni
classe
(156
in
totale
), selezionata
tramite bando,
dispone di un
finanziamento di
euro 30.000 da
impiegare in
acquisti
tecnologici. In
questo senso la
figura del coach
supporta la
progettazione,
indirizza e ed
orienta le scelte,
aiuta ad
effettuare
l’analisi dei
bisogni ed opera
da consulente
individuale e/o di
gruppo per la
fase di
progettazione e
per quella,
successiva, di
sperimentazione
assistita.
Un’azi
one di
accompagnament
o finalizzata al
miglioramento
della
didattica. Il coach si fa
anche un po’
psicologo perché
deve prestare
molta attenzione
a non imporre né
suggerire ma a
fare nascere
consapevolezze e
le domande
“giuste”. In
questa logica,
l’acco
mpagnamento
(coaching)
si
configura come
intervento on-
the-job e si
orienta
all’acq
uisizione di
competenze da
parte del docente
per migliorare la
performance
nella propria
pratica
educativa, nel fare
scuola di tutti i
giorni, offrendo
soluzioni
innovative sia dal
punto di vista
metodologico ma
anche da quello
dei contenuti, dei
materiali didattici
e delle
tecnologie.
L’azione del
coach ha
l’obiettivo di
sviluppare nuova
conoscenza e
personalizzare la
performance che
diventa
“competenz
a nel momento
in cui viene ri-
evocata” in
un contesto
diverso. Le
esperienze
attualmente in
corso e la
letteratura
internazionale
(soprattutto nel
Regno Unito,
dove si registrano
molti casi di
applicazioni
riuscite di questo
modello in
ambito
scolastico)
confermano che
non esiste un
approccio univoco
di
accompagnament
o per tutte le
situazioni, perché
ogni individuo,
ogni contesto,
ogni gruppo è in
sé unico.
Quello del
coaching,
secondo Philippe
Rosisnski, è un
“processo
interattivo in cui il
coach mette i
colleghi in
condizioni di
individuare la
soluzione che fa
per loro, di
scoprire nuove
opportunità e di
metterle in
pratica. Il coach è
un facilitatore,
ascolta, pone
domande, ed
aiuta ad
individuare la
soluzione più
opportuna per
ciascuno.”
Il coach, nel
modello proposto
dall’Agenzia, non
è soltanto un
facilitatore, ma è
anche esperto
della materia,
condividendo così
molte
competenze con
l’e-tutor
facilitatore e
incrociando quelle
dell’e-tutor
disciplinare.
A livello
nazionale la
ricerca e le
esperienze di
coaching in
ambito scolastico
sono ancora
acerbe, molto
lavoro andrà fatto
nei prossimi anni
per tratteggiare i
contorni e le
sfumature di
questo nuovo
profilo cui si
chiede di
osservare ed
ascoltare,
indirizzare ed
orientare senza
tuttavia imporre,
interpretare o
consigliare. Di
essere sulla
scena e, al
tempo stesso,
dietro le quinte.
Diventa a
questo punto
cruciale investire
nella formazione
e nel sostegno
continuo a queste
figure di
supporto, in bilico
tra l’on line e la
presenza, ancor
di più per quanto
è stato rilevato
dai monitoraggi
del C
REMIT sulle
formazioni
dell’Agenzia e
sottolineato da
Giovan
ni
Biondi, Capo
Dipartimento al
MIUR:
“esiste un
rapporto diretto
tra la qualità dell’
e-tutor, le sue
capacità, le sue
competenze, e i
risultati raggiunti
dal corso in
termini di
gradimento
espresso dai
corsisti”.
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