di Michela Salcioli
28 Novembre 2003
Se talvolta ci è capitato di incontrare un pittore, non possiamo non aver notato la cartellina con la quale viaggia ed al cui interno sono contenuti schizzi e disegni che intende mostrare al pubblico. L'idea di collezionare in un portfolio i propri lavori per farli conoscere è utilizzata anche da grafici, da scrittori e da fotografi. Negli anni ottanta questa pratica inizia ad essere attuata nelle scuole americane e in breve tempo si diffonderà in molti paesi fino ad arrivare in Italia.
L'utilizzo in ambito scolastico di questo nuovo strumento più che una tendenza è una necessità dettata dalle innovazioni teoriche e pratiche dell'educazione. Il presupposto pedagogico è quello di insegnare agli studenti a sviluppare abilità finalizzate alla costruzione dei propri saperi e a incrementare la propria autonomia. La sua realizzazione avviene attraverso operazioni mentali quali l'analisi, la riflessione, la critica, la valutazione e la selezione. L'allievo è infatti invitato dall'insegnante ad inserire all'interno del proprio dossier i lavori che egli stesso ritiene significativi per la documentazione del proprio percorso di apprendimento e che in seguito illustrerà ai genitori, ai compagni e agli altri insegnanti. Si tratta dunque, di un processo che implica una certa maturità, in quanto l'alunno compie delle autovalutazioni sulle proprie conoscenze e competenze; per questo motivo, l'insegnante ha il compito di assumere il ruolo di tutor o come dicono gli americani di "scaffolding" ("scaffalatura").
Il vantaggio principale dell'utilizzo del portfolio è quello di consentire al soggetto in formazione di raccogliere, di conoscere e di valutare i propri risultati prendendo sempre più consapevolezza delle proprie capacità e delle proprie potenzialità. Sul piano didattico benché la sua implementazione sia piuttosto complessa, in quanto all'insegnante occorre molto tempo per organizzarlo e gestirlo, consente di: - documentare e valutare la crescita delle conoscenze e delle competenze dell'allievo nel tempo; - sviluppare nello studente processi cognitivi di riflessione e di critica sui propri saperi; - favorire una maggiore comunicazione tra i diversi attori del processo educativo
vale la pena di sperimentarlo.
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