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STANDARD DI APPRENDIMENTO

Standard, competenze e mondo del lavoro

Intervista a Saul Meghnagi, rappresentante dell'EBNA (Ente Bilaterale Nazionale Artigianato)

di Laura Coscia
06 Febbraio 2004

Immagine tratta dall'archivio DIASu standard e competenze ecco l'opinione di Saul Meghnagi, direttore scientifico dell'Indagine Nazionale sui Fabbisogni Formativi nell'Artigianato, una ricerca condotta dall'EBNA (Ente Bilaterale Nazionale Artigianato) che intende individuare le competenze delle figure professionali attinenti al settore dell'artigianato. 
 
 
Cosa intende per competenza?

La nozione di competenza è stata oggetto, negli ultimi anni, di studi e ricerche specifiche, rivelandosi materia controversa per ciò che attiene a definizioni e posizioni connesse. Ciò è inevitabile, data la complessità con cui può essere analizzata e utilizzata a fini operativi.

La competenza dipende, infatti, da molti fattori, collegati con quanto acquisito all'intreno del sistema formativo e al di fuori di esso, in relazione alla durata e ai contesti in cui una o più attività possono essere svolte. Si definisce in funzione dei margini di autonomia e innovazione consentite, alle forme con cui è possibile svolgere un dato lavoro, ai modelli di autorità e responsabilità attribuita o assunta.

La competenza, inoltre, è sempre contestualizzata, è un sapere in atto da cui dipende la soluzione di problemi molto specifici e presenta forme di organizzazione della conoscenza diverse da persona a persona.

Tale organizzazione attiene a:

  • conoscenze fondate su concetti e contenuti;
  • conoscenze legate a capacità d’azione, che sono variamente possedute in relazione a oggetti diversi, sia teorici che pratici;
  • controllo più o meno elevato dei propri processi di scelta e di decisione.

Tutto ciò rende difficile accettare una definizione della competenza che si limiti a sole prestazioni osservabili e misurabili. Impone viceversa processi complessi di diagnosi e di valutazione.

 

Cosa intende invece per standard?

Le difficoltà sopra esposte hanno fatto sì che il tema della formazione sia venuto precisandosi, nel nostro e in altri paesi, quale terreno di una nuova e complessa relazione tra le parti sociali, sindacati e imprenditori, per il riconoscimento della conoscenza variamente acquisita, la costruzione delle condizioni per uno sviluppo delle competenze, la ridefinizione dei contenuti contrattuali in relazione alle qualifiche e agli inquadramenti.

L’assunzione delle competenze dei cittadini e dei lavoratori, quali fattori competitivi non solo per le imprese ma per le stesse economie locali e nazionali, ha dato luogo, in particolare nell’Unione Europea, a processi di riforma dei sistemi formativi e modalità inedite di collaborazione tra le parti stesse.

Le forme di questa collaborazione sono state delineate, in Italia, attraverso accordi che, nell'arco di un decennio, si sono ripetuti, con un'enfasi sempre maggiore sui temi educativi. La collaborazione tra imprese e sindacati e la connessa nascita di "Organismi bilaterali", giuridicamente costituiti, è una delle forme con cui si è cercato di dare vita, tra l’altro, a iniziative congiunte di studio e di ricerca.

In questo quadro si colloca l'idea di applicare un concetto quale quello di "standard" - modello, norma, riferimento specifico , proprio dei processi di misurazione - all'interno di un processo complesso, come quello dell'analisi delle competenze.

 

E' possibile, secondo lei, creare standard di competenze?

E' possibile se coloro che intendono crearlo concordano sulle caratteristiche del modello, della norma e del riferimento da assumere in relazione alla competenza stessa.

Nella ricerca di tale possibile accordo sono impegnati gli enti bilaterali che hanno operato sino ad oggi nell'analisi dei fabbisogni di formazione: l'OBNF (Organismo Bilaterale Nazionale per la Formazione), costituito tra organizzazioni sindacali e associazioni della grande impresa, e l'EBNA (Ente Bilaterale Nazionale per la Formazione), tra le stesse organizzazioni sindacali e le associazioni dell'artigianato. Numerosi ulteriori organismi sono stati peraltro costituiti, a livello nazionale (con scopi analoghi a quelli indicati) in relazione a diversi comparti produttivi e a livello territoriale (con obiettivi in parte analoghi, in parte diversi da quelli degli organismi nazionali e, in genere, legati alla gestione congiunta di processi di formazione).

La definizione convenzionale di standard può essere effettuata attraverso l'intesa tra le parti e le istituzioni che intendono avvalersi di questa nozione.

 

Come si inserisce nel contesto europeo il quadro teorico che lei richiama?

Le ricerche sulle forme di acquisizione del sapere, da un punto di vista scientifico, si confrontano su impostazioni diverse.

Il modello teorico cognitivista al quale fa riferimento quanto sin qui esposto è oggetto di attenzione crescente da parte degli studiosi, a livello nazionale ed europeo.

Le "analisi dei fabbisogni di formazione" - a cura degli organismi costituiti tra le parti sociali - finanziate dalle istituzioni pubbliche, sono state realizzate ai fini dell’individuazione di figure professionali e alla descrizione di una competenza i cui confini sono sempre più difficilmente riconducibili all'espletamento di singole mansioni o alla somma di prestazioni predefinite.

L'assunto di fondo, nelle analisi avviate dalle parti sociali, è che la definizione del fabbisogno formativo non scaturisca pedissequamente dall’analisi delle dinamiche del mercato del lavoro e dalla rilevazione delle preferenze espresse dai soggetti economici che operano sul territorio, ma esiga un’ulteriore fase di elaborazione e di interpretazione. Tale elaborazione si configura nei termini di un processo diagnostico teso a formulare ipotesi interpretative e a prefigurare percorsi innovativi di valorizzazione e sviluppo del sapere, soprattutto di coloro che presentano le maggiori carenze culturali rispetto al contesto sociale e produttivo.

Questa modalità operativa, secondo esperti di diversi paesi, può consentire un utile sviluppo delle conoscenze in materia.

 

Come si colloca l'Italia rispetto agli standard nazionali di competenze?

Le forme precedenti di intesa tra sindacati e imprenditori, con il supporto delle istituzioni nella fase più recente, sono state messe in discussione. Ciò non ha, tuttavia, impedito lo sviluppo di quanto già previsto per la realizzazione, anche in Italia, di un sistema organico di formazione continua. Tale sistema è oggi caratterizzato da una fase estremamente dinamica legata all’approvazione delle norme in materia e dalla nascita delle strutture preposte.

In questo quadro l'analisi prosegue, con attenzione agli sviluppi possibili operativi. 

 

Editing a cura di Laura Coscia e redazione webzine [info@indire.it]

Foto tratta dall'archivio immagini DIA di Indire - concessa da Olycom

 
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