di Maria Ranieri
27 Aprile 2004
La scuola italiana è sempre più multiculturale. Secondo l’ultimo rapporto a cura del MIUR, Alunni con cittadinanza non italiana, gli alunni stranieri iscritti a scuola nell' a. s. 2002/03 sono stati 232.766, costituendo una percentuale del 2,96% sul totale della popolazione scolastica. Nel 1992/93 erano poco più di 30.000 e l'aumento è stato significativo anche rispetto a un anno fa: oltre 50.000 presenze in più.
La scuola, pur con tutte le sue difficoltà, è chiamata ad attrezzarsi, a re-inventarsi, innovando le proprie pratiche educative e sperimentando nuovi percorsi, aperti al dialogo con le altre culture e al confronto con l’altro.
Dei tentativi che vanno in questa direzione sono in atto ormai da qualche anno, presentiamo alcuni risultati come esempi di buone pratiche.
Studiare la storia per avere radici ed ali I.T. C. “P.F. Calvi” di Padova Attraverso lo studio della storia antica, gli alunni stranieri vengono guidati alla scoperta delle proprie origini e di quelle del paese d’approdo per comprendere che esistono differenze, ma anche radici comuni, identità trasversali. Viaggi e migrazioni hanno infatti da sempre caratterizzato la storia dei popoli, ibridando lingue, culture e tradizioni. Lo studio delle antiche civiltà diventa così il punto di partenza per aprire uno spazio di confronto interculturale necessario per co-costruire il futuro.
La storia viene presentata e raccontata attraverso un ipertesto multimediale e interattivo, ricco di immagini e audio-visivi: mappe animate, narrazioni audio di supporto alla lettura, immagini-documento ecc. L’apprendimento della storia, facilitato dall’uso di una pluralità di codici espressivi, diventa anche esercizio di ascolto e comprensione: alla fine di ogni unità lo studente può ascoltare e leggere in una lingua a scelta tra italiano, inglese, spagnolo, rumeno, albanese, cinese, russo e arabo una sintesi degli argomenti affrontati e svolgere un test online.
Granrospalia. La fiaba come mediatore interculturale V Circolo Didattico “Livio Tempesta” di Lecce Tra musica e animazioni, una simpatica tartaruga racconta in quattro lingue la fiaba di Granrospalia, un paese abitato dai “Cinerini”, così chiamati per il colore della loro pelle grigio-celeste che li rende diversi da tutti gli altri popoli. “King Karim (il loro capo, ndr) non amava gli stranieri perché temeva che potessero contaminare il mondo incantato che aveva costruito. Il pregiudizio isolava il suo popolo che viveva chiuso in quel mondo. Ma… un giorno…”. Il cartoon digitale, coinvolgente e accattivante, ricorre alla fiaba come strumento di mediazione culturale per promuovere la conoscenza, il confronto, l’accettazione e la valorizzazione delle diversità.
Culture fuori dalla clandestinità Direzione Didattica 1^circolo “G. Lauricella” di Agrigento Propone di prevenire situazioni di clandestinità culturale all’interno delle scuole promuovendo la conoscenza reciproca. L’esperienza educativa è stata gestita con la collaborazione dei genitori, i quali sono stati coinvolti direttamente nella progettazione delle attività rivolte ai loro figli.
Buon viaggio Hermano Querido VI Istituto Comprensivo di Bologna Questo strumento didattico, uno dei più originali, promuove l’apprendimento della lingua italiana partendo da attività semplici e alla portata di tutti. Si parte con una canzone, “C’era una volta una gatta…”, e si prosegue con esercizi sul tema. L’insegnamento delle lingue straniere si avvale spesso delle canzoni perché favoriscono la comprensione globale del testo e la memorizzazione di alcune parole chiave, rendendo lo studio più divertente.
Identità Nomadi - Essere cittadini del mondo I. T. C. "Francesco Calasso" di Lecce
Decentrare il punto di vista e guardare ai saperi curriculari nell’ottica dell’educazione allo sviluppo e all’intercultura. E’ questo l’obiettivo del percorso didattico realizzato dalla scuola pugliese attraverso varie unità di lavoro sulla comunicazione interculturale, sulla letteratura, sui diritti umani, sull’etica e l’economia.
Molto stimolante l’idea di “calare” questi contenuti nella realtà ricorrendo agli strumenti del Teatro dell’Oppresso, il metodo teatrale ideato da Augusto Boal e basato sulla messa in scena di «una certa immagine del mondo» che contiene all’interno un conflitto o un errore sociale ben definito e individuabile.
di Maria Ranieri, Didattica e Formazione, Indire
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