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Le misure di contenimento messe in atto per fronteggiare l’emergenza Covid-19 hanno di fatto sospeso in Italia e nel resto d’Europa molte delle attività legate al Programma Erasmus+.
In questo momento è importante dare un segnale per il futuro. È bene farlo ora, perché il rischio è che venga messo in discussione il Programma in un momento di difficoltà mondiale.
Il Programma Erasmus+ si fonda su due elementi imprescindibili: la mobilità e la conoscenza. Sono due valori che hanno animato, dal 1987 a oggi, lo spirito di oltre 10 milioni di persone in Europa e oltre mezzo milione di ragazzi italiani. Si tratta di numeri importanti che coinvolgono tutti i settori dell’Istruzione. Solo nell’ultimo anno, 44mila studenti universitari sono partiti per esperienze in Paesi Europei.
Nel settore scuola in questi anni è stato possibile portare avanti grazie ai fondi Erasmus (e a quelli dei precedenti programmi) la formazione in servizio di oltre 35mila docenti e dirigenti scolastici e attivare nelle scuole italiane quasi 10mila progetti, per un totale di circa 200mila persone tra insegnanti, alunni, staff della scuola. Ed è stato possibile inoltre creare una rete di gemellaggi tra scuole attraverso piattaforme elettroniche. Su questo l’Italia è tra i paesi più attivi in Europa, con quasi 80mila docenti coinvolti.
Giovani e meno giovani hanno potuto comprendere sistemi di studio o di lavoro diversi, conoscere una nuova organizzazione delle attività, imparare una o più lingue e soprattutto acquisire una formazione aderente a un mondo del lavoro in continuo cambiamento.
Un risultato considerevole, dove sono coinvolti tanti soggetti:
- la Commissione Europea e le istituzioni europee
- i Ministeri competenti
- le Università e gli Istituti di Istruzione Superiore, gli istituti beneficiari, le scuole
- le Agenzie Nazionali Erasmus+
- Docenti, staff della scuola, studenti e famiglie.
La sospensione delle mobilità, anche della mobilità Erasmus e la chiusura (seppur temporanea) delle frontiere con tutti i problemi connessi – difficoltà di rimpatrio, disagio psicologico e fisico dovuto all’isolamento – stanno trasformando il sogno di molti in un incubo.
È indispensabile in questa fase fare fronte all’emergenza sostenendo in maniera congiunta a livello istituzionale i cittadini in difficoltà, i nostri connazionali che si trovano fuori Italia per motivi di studio o tirocinio, ma è altrettanto necessario che quanto di importante il Programma ha fatto per milioni di persone non vada perso.
Il programma Erasmus contribuisce alla realizzazione dello Spazio europeo dell’istruzione, garantendo il riconoscimento dei periodi di studio e dei cicli svolti all’estero e la qualità dei percorsi, ma soprattutto costruendo una dimensione sociale europea.
Erasmus è la palestra per l’Europa di domani: investire in quest’azione vuol dire porre le basi per la crescita dell’Unione. E di questo ne è ben consapevole la Commissione europea che, alla luce dei risultati positivi ottenuti negli ultimi anni, ha proposto un raddoppio del budget per la programmazione 2021-2027, con un passaggio dagli attuali quasi 15 miliardi a circa 30 miliardi di Euro, mentre il Parlamento europeo aveva ipotizzato di mettere a disposizione il triplo del budget rispetto all’attuale programmazione.
Siamo in piena rinegoziazione del budget per la futura programmazione. Ora più che mai, dobbiamo avere il coraggio di sostenere questo investimento che guarda al futuro delle generazioni.