Maker@Scuola
“Maker@Scuola: Nuove Tecnologie per la Didattica” è un progetto di ricerca di Indire attivo dal 2014. E’ anche un osservatorio che monitora, anche al di là dei confini nazionali, le più interessanti esperienze in ambito educativo legate al movimento dei “Maker”.
I Maker sono gli “artigiani digitali”, ovvero quegli inventori, autori e artisti che per passione progettano e autoproducono nei loro laboratori denominati “Maker spaces” o “FabLab” apparecchiature meccaniche, elettroniche, software open source, realizzazioni robotiche e tutto ciò che stimola il loro desiderio di innovazione.
Il progetto “Maker@Scuola” analizza le specificità del modello di apprendimento proposto dal “Movimento Maker” applicato alla didattica laboratoriale nella scuola. La ricerca intende indagare sulle possibili interazioni tra le modalità di lavoro degli “artigiani 2.0” e gli schemi di apprendimento attuali degli studenti. L’obiettivo è quello di verificare se gli strumenti innovativi sperimentati e le metodologie didattiche ad essi associate in classe, siano in grado di contribuire al superamento dei metodi di istruzione tradizionale frontale e sostenere una più attuale didattica innovativa in cui gli alunni diventano i protagonisti del proprio apprendimento.
L’inserimento nel programma didattico di attività di tipo “Maker” è in grado di potenziare lo sviluppo delle competenze logico-matematiche, scientifiche, linguistiche, e soprattutto di far emergere le meta-competenze e le soft-skills. Questa modalità di lavoro può incoraggiare gli studenti a un approccio più partecipativo e coinvolgente. Può aiutare gli insegnanti e gli studenti a sviluppare il senso di appartenenza alla scuola, grazie a momenti formativi in cui i ruoli si ammorbidiscono e la collaborazione fra pari è facilitata; suggerisce il riuso degli oggetti, l’ottimizzazione delle risorse e un approccio positivo alla risoluzione dei problemi dove l’errore è un momento di riflessione e non un fallimento. Le attività di progettazione e realizzazione di prodotti costituiscono inoltre un ponte tra l’ambiente scolastico e il mondo esterno, poiché forniscono agli studenti competenze evolute e facilmente spendibili fuori dalla scuola. A livello didattico, l’oggetto e il suo processo di creazione divengono un pretesto per mettere in atto processi di analisi e autoanalisi e di messa in pratica di conoscenze e abilità. I risultati ottenuti in classe con questo tipo di attività vengono valutati esaminando il loro contributo sul livello formativo, sullo sviluppo delle competenze metacognitive e relazionali, sul potenziamento del pensiero logico, della capacità di astrazione e di problem solving.
Le caratteristiche principali riferibili a questo genere di attività sono tre:
- Una metodologia Tinker-ing, rappresentata dal ciclo di design Think- Make – Improve (pensa-crea-migliora) che prevede una prima fase di ideazione, una seconda fase si realizzazione e una fase finale di verifica e miglioramento; l’ultima fase porta alla ridefinizione del progetto iniziale e delle idee assunte in partenza. In questa attività ciclica l’errore e le ipotesi sbagliate offrono la possibilità di migliorare.
- Una filosofia Share-ing aperta alla collaborazione e alla condivisione della conoscenza piare il lavoro già fatto non significa “barare”, al contrario è un’attività promossa, che sostiene e facilita il dialogo, che incoraggia i ragazzi a non temere gli sbagli, corretti dai loro stessi compagni. In questo contesto trovano spazio l’autoregolazione sociale, l’assertività e la responsabilità.
- Un approccio Haker-ing che prevede di analizzare il funzionamento di certi oggetti, di scomporli e ricomporli e di utilizzare la conoscenza acquisita per creare cose nuove.
Nel 2016 si sono concluse le prime attività di ricerca realizzate nell’ambito del progetto Maker@Scuola “Costruire Giocattoli con la Stampante 3D” e “Primaria 3D”.La ricerca ha portato al volume “Maker@scuola – Stampanti 3D nella scuola dell’infanzia”, nel quale si ripercorre il percorso che in questi anni ha coinvolto alcuni docenti delle scuole dell’infanzia italiane che hanno integrato questo innovativo tipo di attività nel piano didattico.
Come parte integrante della ricerca è stato realizzato l’ambiente online 3D Indire che include una serie di strumenti di modellazione e di ottimizzazione della stampa e uno spazio di condivisione dei modelli e delle esperienze realizzate. Al suo interno si trovano strumenti utili per la configurazione e l’utilizzo dei programmi per la stampa 3d in classe, tra cui: In3Dire, un apposito server dedicato, e SugarCAD, un software gratuito di modellazione 3D ottimizzato per le scuole.
Nel 2017 è stato avviato un nuovo progetto “La serra idroponica a scuola – Un nuovo modo di osservare e studiare un fenomeno naturale”, che vuole favorire percorsi didattici basati sul pensiero scientifico nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria attraverso l’osservazione, la sperimentazione e la modellizzazione del fenomeno osservato. Il metodo è ispirato al celebre Bifocal Model della Stanford University con cui Indire collabora.
Nell’anno scolastico 2017/18 la ricerca basata sull’uso della stampante 3D proseguirà con un incremento delle scuole coinvolte: diventeranno infatti più di cento gli istituti coinvolti nel progetto, fra scuola dell’infanzia e scuola primaria. I ricercatori Indire, mettendo a frutto l’esperienza maturata nel corso di questi tre anni, vogliono dunque cominciare a sperimentare una continuità tra i due ordini di scuola focalizzando l’attenzione da un lato sulla persistenza delle competenze e dall’altro sull’inserimento dei compiti da svolgere all’interno del curricolo e delle discipline scolastiche. Inoltre, grazie a una convenzione con l’Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia del Comune di Reggio Emilia (Reggio Children) si avvierà un progetto pilota presso uno dei loro Asili aventi al suo interno un Atelier.
Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, inoltre, è stata avviata un’iniziativa formativa sul Bifocal Modelling in collaborazione con la Regione Toscana e destinata alle Piccole Scuole dell’Isola d’Elba. Il modulo formativo, si inserisce in un progetto più ampio volto a sperimentare nelle scuole elbane (e introdurre successivamente nel sistema di istruzione della Toscana) una visione innovativa di integrazione delle tecnologie per l’attuazione di un’aula “estesa” in grado di supportare docenti e dirigenti delle scuole nel lavoro in situazioni isolate e con pluriclassi. Attualmente le scuole coinvolte nella sperimentazione sono: l’Istituto Comprensivo di Portoferraio, l’IC statale “C. Giusti” di Campo dell’Elba e l’Istituto Comprensivo “G. Carducci” di Portoazzurro”.