Nel mondo del lavoro che cambia, anche grazie all’innovazione digitale, cambia anche il concetto di impresa e quello di "ricerca e sviluppo". Come può non cambiare il modello di apprendimento?
Questo il tema che è stato alla base della conversazione tra i relatori del secondo seminario EPALE, svoltosi a Firenze lo scorso 8 luglio, dal titolo "L'innovazione condivisa: l'esperienza delle FabLab e dell’alfabetizzazione digitale". In particolare, l’esperienza dei FabLab è stata portata come esempio di innovazione dal basso: tutti possono avvicinarvisi guidati da un interesse per la programmazione e la manifattura che si avvale di attrezzature computerizzate.
Partendo dalla convinzione che il sapere diversificato è una ricchezza da recuperare, modello dell’apprendistato di bottega più che del tirocinio moderno, i cosiddetti makers si confrontano con la condivisione di conoscenze e competenze attraverso il fare insieme, riscoprendo il valore imprescindibile del coinvolgimento emotivo, individuale e collettivo, in quello che si impara, a tutte le età.
Quattro FabLab italiani, con la loro esperienza recente ma già ricca, una ricercatrice esperta di alfabetizzazione digitale in età adulta, Anna Maria Cacchione (ambasciatrice EPALE), e un Digital Champion, Lorenzo Guasti, ricercatore di Indire, hanno animato un coinvolgente confronto su programmazione informatica e apprendimento. Nel dibattito è emerso come queste esperienze stiano attirando l’attenzione delle istituzioni locali, in quanto possono giocare un ruolo importante nell rilancio della piccola e media impresa sul territorio.
Le slide, i risultati e l’interazione sui social media prodotti dall’incontro nell’articolo "Apprendere tecnologie (difficili) socializzando come al bar? La ricetta dei FabLab per giovani e non" pubblicato su erasmusplus.it.
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