La storia

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Giovanni Calò

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Giuseppe Lombardo Radice

Nel 1925 a Firenze si apriva, sotto la presidenza di Giovanni Calò, una Mostra didattica nazionale sui prodotti delle scuole nuove, concretizzanti l'idea di Giuseppe Lombardo Radice di una didattica intesa come esperienza attiva. Una volta chiusa la mostra, Calò si adoperò immediatamente per trovare i locali all’interno dei quali raccogliere il materiale esposto: nacque il Museo Didattico Nazionale, che nel 1937 assunse la denominazione di Museo Nazionale della Scuola.

Il nuovo museo si proponeva di raccogliere ogni forma di documentazione dei vari ordini di scuola come i lavori degli alunni, il materiale didattico esemplare, i libri di testo, la stampa periodica, la letteratura per l'infanzia e i documenti relativi alla storia dell'educazione attraverso i secoli.

Il museo aveva altresì iniziato la costituzione di una cineteca scolastica centrale, destinata a organizzare il prestito di pellicole didattiche ed educative a tutte le scuole italiane.

Al museo fu attribuita una nuova prestigiosa sede: Palazzo Gerini. Lo storico palazzo - che sorgeva in Piazza de' Ciompi, all'interno del quartiere popolare di Santa Croce - di proprietà del Comune di Firenze fin dalla seconda metà dell'Ottocento,

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Palazzo Gerini, Firenze

fu restaurato dall'architetto Ezio Zalaffi, allora capo dell'Ufficio comunale delle Belle Arti, che, tra le altre cose, ridisegnò la nuova facciata rinascimentale sul fronte orientale. Al noto architetto Giovanni Michelucci fu affidato il progetto architettonico degli interni,
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Giovanni Michellucci al lavoro

che realizzò in collaborazione con Leornardo Ricci e Giuseppe Gori.

I cospicui finanziamenti concessi per la realizzazione della nuova sede del museo e l'estrema cura con la quale si procedette al restauro, alla decorazione e all'arredamento dei suoi locali, indicano l'elevato interesse del regime nei confronti di questa istituzione, soprattutto in considerazione del fatto che tutto ciò avveniva in tempo di guerra. Il Museo era infatti stato pensato per divenire una potente "macchina pedagogica": concepito come percorso storico della Scuola, era anche viva illustrazione della riforma Bottai, dimostrazione dei suoi risultati attraverso la presentazione dei lavori manuali realizzati nelle scuole di ogni ordine e grado. Il Museo nazionale della scuola, quindi, avrebbe dovuto collaborare, assieme a radio e cinegiornali, alla lotta svolta dal regime contro la svalutazione ed il disprezzo delle tecniche, residuo di una mentalità piccolo-borghese che la Carta della Scuola avversava.

La consacrazione dell'istituto fiorentino a livello nazionale giunse con il Regio Decreto 19 luglio 1941, con il quale il Ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai istituì - in aggiunta al museo, che vi veniva incorporato - il Centro Didattico Nazionale (CDN). Nel progetto bottaiano di riforma del sistema scolastico nazionale, il CDN avrebbe dovuto svolgere un ruolo di primaria importanza, coordinando l'attività di altri dieci centri didattici, istituiti su tutto il territorio nazionale con Legge 30 novembre 1942 n.1545 e relativi ai diversi ordini e gradi scolastici. Con Decreto interministeriale 25 gennaio 1943 il CDN assunse ufficialmente la denominazione di Centro Didattico Nazionale, cui fu assegnata una duplice finalità: I) documentare figure ed eventi della tradizione educativa italiana; II) costituire il centro d'irradiamento per il rinnovamento didattico della scuola italiana.

Pochi mesi più tardi, in seguito alla deposizione di Benito Mussolini (25 luglio 1943), la sede dell'istituto fu devastata, perchè giudicata simbolo del passato regime, e chiusa.

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Insegnanti all'inaugurazione del museo, 1941

Al termine del conflitto mondiale le attività del centro Didattico Nazionale (CDN) ripresero. Nel 1953, in ottemperanza a quanto disposto della legge n.1545 del 1942, si ebbe l'effettiva costituzione di altri 10 centri sparsi su tutto il territorio nazionale e il passaggio del CDN di Firenze a Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione (CDNSD) con compiti di rilievo circa le attività svolte dai centri a sostegno della ripresa della vita scolastica italiana e in ambito internazionale.

L'istituto fiorentino divenne punto di raccordo per studiosi ed insegnanti, con un'attenzione costante ai problemi della scuola, alla formazione e soprattutto alle novità di letteratura giovanile, di cui fu luogo specializzato nella raccolta ed analisi dei testi e delle tendenze da essi evidenziate.