Grazie ad un recupero socialmente impegnato i corridoi di un severo edificio prussiano sono diventati spazi di apprendimento ricchi di giocosa leggerezza, accoglienti e stimolanti.
Il recupero dell’Erika Mann School a Berlino, un severo edificio prussiano del 1914 destinato a scuola primaria per circa 400 ragazzi dai 9 ai 13 anni, è la prima realizzazione portata a termine dall’architetto Susanne Hofmann insieme al suo gruppo di lavoro, i Baupiloten Il progetto è stato condotto attraverso un intenso lavoro partecipativo, dall’ideazione alla realizzazione, tanto da diventare una vera e straordinaria occasione di implementazione sociale per ibambini, i genitori e il quartiere.
La storia del drago è un espediente per portare in primo piano le qualità fantastiche e immaginative dell’architettura, che diventa spazio vivibile e adatto al gioco e all’apprendimento.
Insieme agli alunni della scuola i Baupiloten hanno sviluppato un racconto – la tana del Drago d’Argento – diventato la trama capace di unire tutti gli elementi fantastici e immaginativi venuti dai ragazzi. Fedeli alla scelta di mettere in primo piano la qualità percettiva degli spazi, i progettisti hanno fatto del racconto la base per un'architettura vivace e attenta alla sensorialità: ogni volta che si entra nella scuola, si sente più forte lo spirito del Drago d’Argento, uno spirito che cambia, vibra, avvampa e luccica.Un ulteriore elemento di grande interesse è dato dal rapporto tra i costi e i risultati; poiché il budget piuttosto contenuto non avrebbe permesso interventi sulla struttura architettonica, il progetto è riuscito a creare nuovi spazi di lavoro e di gioco utilizzando solo gli elementi ‘leggeri’ della sistemazione ambientale come luce, colore e arredi.
Rivelando una straordinaria capacità di tradurre in soluzioni concrete, originali e complesse le atmosfere evocate dai bambini, la Hofmann e i Baupiloten suggeriscono una strada efficace per rinnovare l’architettura scolastica.
La scuola è situata nel quartiere di Berlin-Wedding, in una realtà socialmente difficile per la forte immigrazione e per l’altissimo tasso di disoccupazione. I 400 alunni della scuola provengono da 25 nazioni diverse ed il rinnovamento degli spazi aveva l’obiettivo di sostenere il superamento delle barriere linguistiche e culturali, per far diventare la scuola una polarità rispetto alla comunità delle famiglie ed un centro didattico per tutti gli abitanti del quartiere.
Il contributo dei bambini veicola contenuti emozionali che, assunti come prioritari ed esplicitati utilizzando elementi ‘leggeri’ come luce, colore e arredi, diventano il punto d’incontro privilegiato tra l’architettura e i suoi abitanti.
Alunni, genitori e insegnanti hanno partecipato e contribuito a vario titolo al processo di costruzione, sostenuto dai fondi del programma Socially Integrative City del Governo Federale. Un ulteriore aspetto di promozione sociale è venuto dall’affidamento di grande parte del lavoro esecutivo a laboratori carcerari ed a istituti specializzati nel recupero di persone svantaggiate.
Il progetto è stato premiato come caso esemplare di cooperazione tra alunni, progettisti, abitanti del quartiere e artigiani produttori.