Approfondimento

Come un insegnante può riconoscere un “Hikikomori”

Non escono quasi più di casa, controllano Facebook anche di notte e fanno della propria casa una tana che li protegge dal mondo esterno: sono gli “Hikikomori” o “ritirati sociali”, ovvero adolescenti che utilizzano esclusivamente internet per comunicare con i loro coetanei, arrivando ad isolarsi totalmente col mondo esterno.

Spesso si sentono a disagio con se stessi, non si piacciono fisicamente, si vergognano di ciò che sono, scegliendo una sorta di “avatar cibernetico” attraverso il quale interagire con il mondo esterno. E proprio su internet riescono a dar libero sfogo a quello che vorrebbero essere piuttosto che quello che sono: così ragazzi timidi ed impacciati assumono nei videogiochi sembianze di uomini rudi e violenti, ragazze riservate postano online foto hard. Ma non solo. Questi ragazzi arrivano addirittura ad essere attivi di notte e a dormire al giorno con conseguenze più o meno serie per la salute.

Il fenomeno, studiato per la prima volta da Tamaki Saito in Giappone, riguarda sempre una più vasta fetta della popolazione adolescente globale, tanto da arrivare solo in Italia ad oltre 240mila under 16.

Chi si accorge di questa disfunzione?

Spiega Valentina Di Liberto, sociologa e presidente della Cooperativa Hikikomori di Milano, che sono i docenti i primi ad intuire della dipendenza da Internet da parte dei teen-agers vivendo quotidianamente la sofferenza dei giovani nel distacco dal loro mondo virtuale durante le ore di lezione e l’impazienza di questi nel tornare a casa per tuffarsi nuovamente nel mare magnum del web. Ma c’è di più.

Sembra esserci infatti una correlazione diretta tra ritiro dalla scuola e ritiro sociale, come afferma Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della cooperativa sociale di Milano specializzata in disturbi adolescenziali, che precisa: “di solito l’abbandono avviene nel biennio delle superiori, ma negli ultimi tempi viene anticipato anche alle medie”. La percezione di un ambiente scolastico vissuto come un incubo porta al ritiro dalla scuola, in Italia, ad esempio, il tasso di abbandono è il più alto di tutt’Europa con ben 167 mila ragazzi che tra il 2011 e il 2014 hanno rinunciato al diploma.  E dove c’è ritiro sociale aumenta l’uso della Rete portando i ragazzi in una spirale che li induce a scegliere di vivere in un mondo virtuale piuttosto che confrontarsi con la realtà.

Quali sono le cause?

Le cause di questo disturbo non sono ancora chiare alla scienza ma sono state avanzate alcune supposizioni da parte degli studiosi. Le più accreditate e quelle maggiormente condivise riguardano: bullismo, eccessive aspettative da parte dei genitori e desiderio di ribellione alle gerarchie.

Ma cosa spinge i giovani ad utilizzare proprio il web come unico medium per il mondo esterno?

Controllo. Sembra proprio questa la motivazione: la possibilità di scegliere quando connettersi e con chi, dà ai ragazzi una sensazione di controllo e di potere che nella vita reale non hanno.

Come si guarisce?

La dipendenza da internet, spiega Lancini, non viene trattata come altre droghe come alcol o sostanze stupefacenti sottraendo cioè gradualmente il principio attivo, ma con il dialogo e con sedute di psicoterapia. Il fine è quello di reinserire il soggetto nella società, cercando di farlo interagire il più possibile con i pazienti nelle sue stesse condizioni, rieducandolo cioè a socializzare col mondo reale.

Isolamento, alienazione dal gruppo e disagio sociale sono spie che si accendono e molto spesso sono gli insegnanti che riescono a leggere questi segnali prima di altri. I docenti, che passano con i ragazzi buona parte della giornata, possono evitare situazioni come bullismo o discriminazione scongiurando così che situazioni reiterate di emarginazione sociale sfocino in “Hikikomori”.

Bambino Triste