Approfondimento

Didattiche europee e didattica italiana: la vera innovazione è la fiducia

«In Finlandia ho visto alunni di 13-14 anni che usavano la pialla a spessore, la sega circolare, la fiamma ossidrica.  E alunni e alunne alle prese con la macchina da cucire. In Norvegia in una scuola dell’infanzia gli alunni praticavano l’arrampicata sulle rocce usando la migliore attrezzatura sul mercato e guidavano, impugnando il timone, una safety boat tra i fiordi». In un’intervista per Indire di Maria Grazia Mura, il professore Marco Orsi, che segue il progetto italiano “Senza Zaino”, così descrive i punti di forza delle scuole scandinave, considerate tra le migliori del mondo. Oltre alla stretta collaborazione tra scuole e atenei e all’aggiornamento professionale costante dei docenti, le scuole scandinave puntano sull’acquisizione di competenze teoriche e pratiche che riguardano lo sviluppo delle capacità manuali e non solo delle padronanza tecnologica, assecondando il recupero delle tradizioni locali. I laboratori di arti grafiche si affiancano a quelli di taglio e cucito e di falegnameria che sono presenti in tutte le scuole primarie e secondarie proponendo attività alle quali gli alunni partecipano senza differenza di genere. Nelle scuole superiori la falegnameria lascia il posto alla lavorazione del ferro. È chiaro che in una scuola così concepita, la cultura della sicurezza è un tema presente in modo trasversale a tutti i livelli di istruzione e per ogni materia. «I ragazzi sono abituati a lavorare con macchinari di una certa complessità, tutti quegli oggetti utilizzati normalmente in una officina meccanica e in una falegnameria e che da noi sarebbero impensabili non tanto per ragioni di budget quanto per una visione eccessiva circa le questioni della sicurezza». Il concetto di sicurezza è vissuto in un’accezione negativa, norma da imporre per tamponare la paura derivante dalla sfiducia: «con trapani, macchine da cucire e martelli i nostri alunni si fanno male». Portare la manualità al centro della didattica vuol dire non solo rafforzare le capacità pratiche degli alunni, ma anche e soprattutto dare fiducia, credere nelle potenzialità, lasciare spazio all’autogestione senza costringere l’alunno in un banco per evitare pericoli e disordini. La cultura della sicurezza coincide quindi con la cultura della fiducia che si basa sulla condivisione di un obiettivo: favorire un apprendimento efficace attraverso la consapevolezza di sé. Così nelle scuole scandinave, anche lo spazio partecipa al processo di responsabilizzazione: gli alunni lavorano in gruppo senza il controllo degli adulti, sostituiscono gli insegnanti in caso di assenze, suonano nei corridoi,  vivono gli ambienti fuori dall’orario scolastico, non consegnano carte firmate dai genitori e polizze assicurative in caso di gita fuori porta. «Ecco perché qui non si occupa la scuola: nessuno protesta occupando la propria casa».

 

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