Approfondimento

I pericoli per le persone che lavorano da sole

Sempre più persone autogestiscono il proprio lavoro, ma quando si è da soli i rischi possono aumentare. Lo stress psicofisico è un pericolo maggiore per una persona che lavora da sola, soprattutto quando la solitudine va a incidere sulle capacità di concentrazione. Questo a volte determina sforzi eccessivi e quindi senso di stanchezza o di smarrimento che possono portare il lavoratore a compiere scelte errate e dannose. Inoltre, a causa dell’isolamento, la possibilità di avere un aiuto tempestivo diminuisce e il lavoratore deve gestire autonomamente le situazioni critiche e, se infortunato, affrontare i tempi di soccorso che sono più lunghi.

Fondamentale è quindi la valutazione del rischio connessa a :

– lavori con contatto visivo o a voce con altre persone

– lavori che richiedono una sorveglianza diretta da parte di un’altra persona

– lavori regolamentati da disposizioni particolari

Ma come si fa concretamente a valutare il rischio?

Questo è determinato dalla gravità del danno e dalla probabilità di accadimento:

-Probabilità 

1) frequente più di 1 volta al mese

2) occasionale da 1 x all’anno a 1 x al mese

3) raro da 1 x ogni 5 anni a 1 x all’anno

4) improbabile da 1 x ogni 20 anni a 1 x ogni 5 anni

5) praticamente impossibile da 1 x ogni 100 anni a 1 x ogni 20 anni

-Gravità del danno

1) molto bassa / ferita lieve senza interruzione del lavoro

2) bassa / ferita curabile con interruzione del lavoro

3) media / invalidità lieve

4) alta / invalidità grave

5) molto alta / decesso

Incrociando queste combinazioni con i dati sugli infortuni, ogni lavoratore può gestirsi con più consapevolezza. Ad esempio, una probabilità di infortunio molto frequente legata a una gravità molto alta, deve significare divieto di compiere quella determinata azione da soli. Contemporaneamente, probabilità e gravità molto basse, permettono al lavoratore di trovarsi in una situazione sicura anche senza la sorveglianza di colleghi.
Ecco perché conoscere e saper valutare i pericoli aiuta ogni persona a responsabilizzarsi.
Per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno di un’adeguata formazione che deve riguardare almeno quattro aspetti:

– la conoscenza dei macchinari e del loro uso

– dei piani d’emergenza

– delle vie di fuga

– delle necessità di consultare specialisti qualora si trattasse di lavori particolarmente rischiosi.
Anche la selezione del personale richiede quindi di essere pensata in termini di sicurezza.
Identificare quali siano i requisiti che deve avere una persona che lavora da sola può essere un elemento in più per prevenire gli infortuni.
L’idoneità deve riguardare la sfera fisica, ma anche psichica e intellettuale, associata alla capacità di analizzare ed elaborare informazioni confrontando situazioni attraverso analogie e differenze.
Ad esempio non sono idonei o lo sono solo in parte, quelli che:

–         Hanno paura di lavorare da soli

–         Dimostrano una personalità insicura o che fa fatica a imporsi in situazioni di gruppo

–         Soffrono di capogiri, svenimento, crisi epilettiche, paralisi, malattie dell’apparato circolatorio o metabolico e allergie

–          Sono dipendenti da sostanze (alcol, droga, farmaci)

–          Usano sedativi o stimolanti

–          Soffrono di disturbi psichici

–          Hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri

L’aspetto psicoattitudinale non è da sottovalutare in quanto alcuni lavori richiedono un impegno notturno e isolato che comporta conseguenze nella vita privata della persona, incidendo a volte in modo significativo sull’aspetto sociale.

Chi autogestisce il proprio lavoro ha bisogno di conoscere approfonditamente i comportamenti sicuri da adottare in quanto primo e unico responsabile di sé stesso, il che può rendere i lavoratori autonomi dei punti di riferimenti per la diffusione della cultura della sicurezza.

 

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