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Scuola secondaria inferiore 'Jules Michelet', Saint-Ouen, Parigi

Dare una personalità ai luoghi educativi non vuol dire renderli funzionali, vuol dire poetizzare gli spazi, le immagini, i rapporti. (Lucien Kroll)
Il Collège Michelet è uno spazio poetico, antigerarchico, che parla alla dimensione percettiva attraverso l’uso espressivo dei materiali, che si rivolge alle emozioni creando luoghi che stupiscono e si fanno ricordare. E che rivela la sua natura libertaria tenendo insieme il tutto attraverso un tessuto di relazioni piuttosto che con la rigidità di una forma geometrica. Perché rendere i luoghi educativi vicini ai ragazzi, farli vivere, è l’obiettivo più importante dell’architettura scolastica.

corte

Intorno alla corte interna della scuola si sviluppano gli elementi forti del nuovo progetto: il grande blocco delle Scienze, che si intravede sul fondo con alcuni volumi coperti da lastre in acciaio, la Torre delle Arti - al centro – che si distingue per il rivestimento di legno grezzo, e la gronda in vetro, che come un ala ondeggiante e traslucida, si accosta al muro grigio e massiccio del vecchio edificio e raccorda il tutto.

Per la sistemazione e ampliamento degli spazi didattici del Collège Jules Michelet, una scuola secondaria inferiore ospitata in un anonimo edificio rettangolare della periferia parigina, era stato bandito un concorso di progettazione.

Il progetto vincente, dell’architetto Lucien Kroll, ha completamente rivitalizzato il sito ristrutturando il vecchio fabbricato e costruendo alcuni nuovi volumi nella zona ad est del complesso. Tutto l’intervento, oltre a rivelare una grande attenzione per ogni particolare, persegue il duplice obiettivo di ridistribuire le attività all’interno della scuola e – soprattutto - di infondere nuovo carattere ed energia ai luoghi.

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Schizzo di studio della Torre delle Arti. Sulla sommità il verde è lasciato crescere incolto e selvaggio

La scuola è attestata intorno ad uno spazio aperto, limitato per due lati dal vecchio edificio. Intorno a questa corte si sviluppano gli elementi forti del nuovo progetto: il grande blocco delle Scienze, che la chiude sul lato est, la Torre delle Arti, che fa percepire nettamente la sua presenza grazie al rivestimento in tegole di legno grezzo, e la gronda in vetro, un'ala ondeggiante e trasparente che si accosta al muro grigio e massiccio del vecchio edificio e raccorda il tutto.

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Un corridoio vetrato collega in quota la Torre delle Arti – che si intravede sulla destra – con il blocco retrostante. I diversi materiali di rivestimento indicano volumi dedicati ad usi differentiun corridoio vetrato collega in quota la Torre delle Arti – che si intravede sulla destra – con il blocco retrostante. I diversi materiali di rivestimento indicano volumi dedicati ad usi differenti.

specchi

Sul fabbricato esistente, che con la sua massiccia geometria non permetteva modifiche sostanziali, l’intervento di Kroll si è concentrato sulle possibilità date dall’uso originale e inventivo dei materiali.
Non potendone ammorbidire i volumi, il progetto ne ha modificato l’immagine: una parte della facciata sulla strada è stato reinventata tramite un rivestimento di vetri specchianti infrangibili di colore blu.

Riflettendo il paesaggio – gli edifici all’intorno, il transito delle auto e dei passanti – gli specchi alleggeriscono la presenza del vecchio fabbricato e rendono significativa l’anonima parete esistente.
La facciata diventa così uno schermo e, distinguendosi tra gli edifici circostanti, rivela che qui avviene qualcosa di speciale “volevamo che diventasse “un’opera d’arte attiva” - scrive Kroll – che include lo spettatore, il passante distratto e l’ambiente.”