La forza plastica del colore per trasformare e rivitalizzare un vecchio edificio esistente.
La ristrutturazione del Collegio Universitario Renato Einaudi di Torino, sezione S. Paolo, aveva un obiettivo ambizioso: rivitalizzare un austero edificio che presentava al suo interno spazi segnati da angusti e monotoni corridoi e rimandava “ad un mondo passato impersonale, grigio, senza emozione, inadeguato agli occhi di oggi. Un mondo … anacronistico”. L’intervento di Luca Moretto ha puntato su due elementi per scardinare la vecchia immagine del Collegio: il primo è stato l’uso del colore - diventato segno, emozione,forza plastica rivitalizzante - la seconda è stata l’invenzione di geometrie inconsuete, capaci di rompere all’interno la tetra regolarità dei muri e di esplodere all’esterno nel dinamismo delle terrazze colorate.
Corridoi
Il colore, una corrente di energia che attraversa il vecchio edificio trasformandolo, è utilizzato secondo un linguaggio che ne sfrutta le potenzialità ben oltre i soliti codici espressivi, facendolo uscire dal ruolo secondario e decorativo in cui spesso è relegato.
Le vetrate poliedriche
I cinque piani destinati alle 165 camere degli studenti sono caratterizzati ognuno da un colore di riferimento. Rosso, arancio, giallo, verde e blu - disposti in sequenza a salire - riempiono gli spazi di raccordo, dalle pareti ai pavimenti, mentre l’interno delle camere rimane monocromo e tranquillo.Ad ogni livello i muri degli spazi comuni si incurvano in testa al corridoio e su un lato delle cucine per poi esplodere in due grandi vetrate poliedriche, una concava ed una convessa, ordite da una trama metallica colorata
Vetrata di una delle cucine
Vetrata di una delle sale studio
All’esterno la monotonia della facciata è spezzata dalle grandi terrazze colorate, applicate ad una struttura metallica di forma spiccatamente dinamica e irregolare, dove ‘le colonne sembrano danzare nel vuoto e, inseguendosi, si inclinano tra loro in maniera sempre differente’.Un intervento realizzato in tempi limitati, che offre un’immagine inusuale e contemporanea di una residenza studentesca, indicando linguaggi alternativi per l’intervento sull’esistente.
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