Il Patto è uno strumento di cui si può dotare la scuola per costruire, con la collaborazione e il coinvolgimento di amministrazioni e/o altri soggetti (sia in forma singola che associata), reti, alleanze, scambi e metodi di apprendimento reciproci utili a innovare i programmi curriculari e i modelli educativi.
Attraverso il processo di collaborazione che si innesca all’interno della proposta per la definizione del Patto la scuola esce dai suoi spazi di pertinenza e di azione per includere e integrare opportunità educative complementari ai curricula e colonizzare e farsi contaminare dal territorio circostante e dalla sua comunità allargata.
Patti di collaborazione e Patti educativi di comunità. Un rapporto in via di definizione.
I Patti di collaborazione sono uno strumento amministrativo che fa riferimento all’art.118 comma 4 della Costituzione: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.» I Patti hanno l’obiettivo di perseguire e promuovere il principio di sussidiarietà e di sperimentare forme di amministrazione condivisa dei beni comuni.
Tra i Patti di collaborazione attualmente stipulati in Italia, molti includono e riguardano la scuola e/o i suoi spazi e la sua comunità. Intendere la scuola come un bene comune implica quindi immaginare una scuola sconfinata: che abbatte le barriere, immagina pareti porose, toglie recinzioni, include e integra opportunità educative complementari ai curricolo, mette a disposizione il proprio spazio per usi integrati da parte dei vari attori territoriali (associazioni, genitori, bambini, abitanti, ecc…). Una scuola che si fa anche promotrice di azioni di cura del territorio, di rigenerazione urbana, di cittadinanza attiva (Rapporto Labsus 2019.)
Cosa distingue dunque il Patto di Collaborazione dal Patto educativo di comunità?
- Il Patto di collaborazione è uno strumento amministrativo che fa riferimento al Regolamento dei Beni Comuni che attualmente in Italia è stato stipulato da più di 250 Comuni. L’iter per la stipula di un patto in questo caso può essere avviato sia su iniziativa specifica dell’amministrazione sia su proposta dell’istituto scolastico. Una volta avviata la proposta, inizia un processo di co-progettazione che segue i tempi e i modi che vengono stabiliti dai soggetti partecipanti. Alla fase di stipula con la firma dei rappresentanti dei diversi gruppi e/o soggetti, segue una fase di monitoraggio per osservare la solidità e la sostenibilità del progetto.
- il Patto educativo di comunità è un’indicazione emersa nel Piano Scuola 2020. Si tratta di un processo meno istituzionalizzato e che di conseguenza ha trovato modelli di attuazione molto diversi a seconda dei territori. Un possibile iter si definisce con la richiesta da parte della Scuola e/o dall’Ente locale di indire una conferenza dei servizi che avvii anche in questo caso il processo di confronto e co-progettazione.
La relazione tra questi due concetti e modelli appare quindi molto stretta, in alcuni casi le stesse amministrazioni hanno cercato per esperienza diretta e semplicità di far coincidere queste due possibili iniziative di protagonismo scolastico.
Ad esempio l’USR Emilia Romagna ha emanato una circolare che utilizza la struttura del patto di collaborazione come modello per attuare patti educativi di comunità (Nota USR Emilia Romagna, 19 agosto 2020, n. 12920) .