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Osservatorio Nazionale sui Patti educativi

L’Osservatorio Nazionale sui Patti educativi è nato su iniziativa di Indire e Labsus a Settembre 2021

L’Osservatorio ha i seguenti obiettivi:

Raccogliere i Patti realizzati sul territorio nazionale con attenzione alle aree in cui insistono le piccole scuole

Restituire una geografia, continuamente aggiornabile, di attori ed esperienze che si attivano sul territorio nazionale in supporto alla scuola

Analizzare e individuare i tratti caratterizzanti che fanno del Patto uno strumento strategico e operativo e al tempo stesso in grado di costruire una nuova ed inedita alleanza tra scuola e comunità locale

Individuare elementi guida e fornire momenti di formazione e informazione che possano supportare le scuole e le comunità nella fase di co-progettazione e realizzazione di alleanze durature e sostenibili nel tempo.

Valorizzare le migliori pratiche

La comunità può rappresentare un contesto educante. 

Quando fra scuola e comunità si stabilisce un’alleanza nella prospettiva di una comune visione di educazione, si disegnano nuovi contesti di apprendimento che traggono «(…) suggestioni dal recupero dei saperi presenti in ogni realtà ambientale (dal suo paesaggio antropico ai beni culturali, dalle imprese produttive al variegato mondo del terzo settore e del volontariato)» (Cerini, 2020).

Il Piano scuola 2020-2021 ha individuato nel Patto educativo di comunità lo strumento per la costruzione di solide, concrete alleanze fra scuole, Enti Locali, realtà del terzo settore, istituzioni pubbliche e private: «Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa (…), gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del Terzo settore e le scuole possono sottoscrivere specifici accordi, quali “Patti educativi di comunità” (…) Dando così attuazione a quei principi e valori costituzionali, per i quali tutte le componenti della Repubblica sono impegnate nell’assicurare la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione, e fortificando l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici» (MI, Piano scuola 2020-2021).

Sussidiarietà e corresponsabilità educativa costituiscono l’orizzonte per un nuovo modello di scuola che responsabilizza la comunità nel progetto educativo (Sergiovanni 2000; Schafft, 2016) e che poggia sull’idea di sistema formativo allargato  (De Bartolomeis, 2018) e di learning organization (OECD, 2016).

Il Patto è uno strumento di cui si può dotare la scuola per costruire, con la collaborazione e il coinvolgimento di amministrazioni e/o altri soggetti (sia in forma singola che associata), reti, alleanze, scambi e metodi di apprendimento reciproci utili a innovare  i programmi curriculari e i modelli educativi. 

Attraverso il processo di collaborazione che si innesca all’interno della proposta per la definizione del Patto la scuola esce dai suoi spazi di pertinenza e di azione per includere e integrare opportunità educative complementari ai curricula e colonizzare e farsi contaminare dal territorio circostante e dalla sua comunità allargata.

 

Patti di collaborazione e Patti educativi di comunità. Un rapporto in via di definizione.

I Patti di collaborazione sono uno strumento amministrativo che fa riferimento all’art.118 comma 4 della Costituzione: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.» I Patti hanno l’obiettivo di perseguire e promuovere il principio di sussidiarietà e di sperimentare forme di amministrazione condivisa dei beni comuni.

Tra i Patti di collaborazione attualmente stipulati in Italia, molti includono e riguardano la scuola e/o i suoi spazi e la sua comunità. Intendere la scuola come un bene comune implica quindi immaginare una scuola sconfinata: che abbatte le barriere, immagina pareti porose, toglie recinzioni, include e integra opportunità educative complementari ai curricolo, mette a disposizione il proprio spazio per usi integrati da parte dei vari attori territoriali (associazioni, genitori, bambini, abitanti, ecc…). Una scuola che si fa anche promotrice di azioni di cura del territorio, di rigenerazione urbana, di cittadinanza attiva (Rapporto Labsus 2019.)

Cosa distingue dunque il Patto di Collaborazione dal Patto educativo di comunità?

 

  • Il Patto di collaborazione è uno strumento amministrativo che fa riferimento al Regolamento dei Beni Comuni che attualmente in Italia è stato stipulato da più di 250 Comuni. L’iter per la stipula di un patto in questo caso può essere avviato sia su iniziativa specifica dell’amministrazione sia su proposta dell’istituto scolastico. Una volta avviata la proposta, inizia un processo di co-progettazione che segue i tempi e i modi che vengono stabiliti dai soggetti partecipanti. Alla fase di stipula con la firma dei rappresentanti dei diversi gruppi e/o soggetti, segue una fase di monitoraggio per osservare la solidità e la sostenibilità del progetto.

 

  • il Patto educativo di comunità è un’indicazione emersa nel Piano Scuola 2020. Si tratta di un processo meno istituzionalizzato e che di conseguenza ha trovato modelli di attuazione molto diversi a seconda dei territori. Un possibile iter si definisce con la richiesta da parte della Scuola e/o dall’Ente locale di indire una conferenza dei servizi che avvii anche in questo caso il processo di confronto e co-progettazione. 

 

La relazione tra questi due concetti e modelli appare quindi molto stretta, in alcuni casi le stesse amministrazioni hanno cercato per esperienza diretta e semplicità di far coincidere queste due possibili iniziative di protagonismo scolastico.

Ad esempio l’USR Emilia Romagna ha emanato una circolare che utilizza la struttura del patto di collaborazione come modello per attuare patti educativi di comunità (Nota USR Emilia Romagna, 19 agosto 2020, n. 12920) . 

I Patti consentono di: 

  • Co-progettare l’offerta formativa tramite la collaborazione con soggetti esperti del territorio per lo svolgimento di attività didattiche in contesti non formali e informali improntati al learning by doing.
  • Ampliare il perimetro dello spazio scolastico costruendo una continuità tra edifici scolastici e le loro pertinenze e gli spazi esterni della città che possono rappresentare ambienti didattici decentrati che attingono alle sedi e alle fonti depositarie della conoscenza (teatri, biblioteche, archivi, musei, cinema, parchi).

 

I Patti rappresentano lo strumento per la costruzione di una nuova visione di scuola in cui il concetto di comunità è al centro del curricolo, delle azioni formative e dello spazio di apprendimento. Uno spazio di apprendimento che ruota intorno all’idea di un ambiente aperto alle relazioni, inclusivo, che integra formale e informale. Una scuola che si configura come learning hub (OCSE, 2020) per una comunità che si fa capitale servente e che mobilita tutte le sue risorse per massimizzare le opportunità di apprendimento per i suoi cittadini nella prospettiva della learning city (UNESCO, 2015). La scuola diventa il fulcro di un ecosistema educativo ampio e in continua evoluzione, che si avvale del territorio per ripensare il curricolo e la didattica, modificando il tempo-scuola e la mobilità di docenti e studenti.

 

I Patti possono contribuire a costruire «un nuovo modello di società caratterizzato dalla presenza diffusa di cittadini attivi, cioè cittadini autonomi, solidali e responsabili, alleati dell’amministrazione nel prendersi cura dei beni comuni». (Labsus – Laboratorio per la Sussidiarietà

Relazione scuola territorio
Indicazioni nazionali per curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (2012):
«La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall’autonomia scolastica, che prima di essere un insieme di norme è un modo di concepire il rapporto delle scuole con le comunità di appartenenza, locali e nazionali.
(…)
In quanto comunità educante, la scuola genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, ed è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e propria.
(…) la centralità della persona trova il suo pieno significato nella scuola intesa come comunità educativa, aperta anche alla più larga comunità umana e civile, capace di includere le prospettive locale, nazionale, europea e mondiale».

Relazione territorio scuola
Principio di sussidiarietà orizzontale, Costituzione Italiana, art. 118, ultimo comma:
«Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».

Rapporto Nazionale: LE SCUOLE DA BENI PUBBLICI E BENI COMUNI

Rapporto Labsus 2022 sull’amministrazione condivisa dell’educazione.

Il Rapporto Nazionale sui Patti Educativi realizzato da Labsus in collaborazione con INDIRE contribuisce al vivace dibattito in corso sul ruolo delle scuole e sul ripensamento di spazi, metodi, azioni e alleanze che compongono l’esperienza educativa che si è sviluppata in Italia, in particolare a partire dalla pandemia e dalla conseguente chiusura temporanea e intermittente del servizio scolastico. Il Rapporto restituisce, con oltre 100 patti analizzati, una visione di scuola “come bene comune”: i soggetti del territorio condividono obiettivi e percorsi del progetto educativo che la scuola propone alla comunità e partecipano alla sua attuazione sulla base dei principi di sussidiarietà e corresponsabilità educativa.