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Ricerca per l'innovazione della scuola italiana
Didattica laboratoriale e innovazione del curricolo nell’Area artistico-espressiva

La fiaba popolare come spazio laboratoriale per l’educazione socioaffettiva: il metodo della versione collettiva

Tipo di ricerca: Esplorativa
Ambito: Ricerca istituzionale

La ricerca intercetta un modo originale di lavorare con la fiaba antica e popolare nella scuola del primo ciclo (Gasparini, 1997 e 1999): si tratta di un’attività curricolare volta alla costruzione della versione collettiva di fiabe antiche e popolari che trova nella psicoanalisi lo strumento progettuale e interpretativo.

“I rapporti fra i nostri sogni tipici e le fiabe e altri materiali poetici, non sono certo né sporadici né casuali” afferma Freud (1900), aprendo la strada alla concezione della fiaba come campo di studio e di lavoro della psicoanalisi, che annovera almeno altri due studiosi fondamentali per la fecondità dei loro lavori: Marie von Franz, che fa sua la lezione di Jung, e Bruno Bettelheim, soprattutto per le sue riflessioni e indicazioni sull’uso pedagogico della fiaba, quale narrazione simbolicamente pregnante e significativa per il bambino.

A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, in cui “esperti e studiosi, dopo avere, per qualche tempo, messo in discussione la validità educativa e il portato ideologico della fiaba, tendono a rivalutarla sempre più e ad affermare, a vari livelli, l’importanza e quasi la indispensabilità” non è più necessario dimostrare il valore educativo e formativo delle fiabe: ormai nelle scuole del primo ciclo di istruzione, ivi comprese quelle dell’infanzia, sono un topos della programmazione didattica. Va detto che è invalso l’uso di analizzare la fiaba sezionandola per estrarre e nominare le parti della struttura narrativa, le emozioni che gli attanti dovrebbero significare o per utilizzare oggetti o eventi descritti come stimolo per l’invenzione di storie o altri esercizi. La versione collettiva, invece, va nella direzione indicata da Bettelheim, che mette in guardia da “un approccio alla narrazione con intenzioni didattiche” o dal tentativo di “spiegare al bambino i significati delle fiabe”, azioni che ritiene inutili in quanto non sappiamo né quando né perché una certa fiaba può interessare un bambino. È possibile, però, offrire fiabe in un contesto nel quale possano emergere le fantasie dei bambini, senza sottoporle a nessun intervento di riformulazione didattica. Questo implica che ogni bambino, dal più dotato in termini di intelligenza al meno dotato, partecipi all’attività senza alcun tipo di vantaggio o svantaggio rispetto agli altri. Si crea così una zona franca dalle gerarchie insite in ogni classe che a volte inchiodano il bambino in una posizione di emarginazione o inferiorità a causa delle sue difficoltà scolastiche o delle sue diagnosi. In questo senso la ri-narrazione della fiaba apre il terreno per una rappresentazione proiettiva e la costruzione di significati personali.

 

Obiettivi 

  • Esplorare le modalità attraverso le quali l’uso della versione collettiva agisce per lo sviluppo della dimensione socioaffettiva degli alunni, costruendo uno spazio laboratoriale di espressione di sé in cui la ri-narrazione della fiaba consente di portare a parola il proprio vissuto e farlo entrare nel discorso consensuale del gruppo.
  • Fornire agli insegnanti uno strumento che permetta loro di lavorare sulla dimensione socioaffettiva degli alunni in modo autonomo, all’interno della propria programmazione didattica.

 

Domande della ricerca

  • In che modo la versione collettiva della fiaba popolare agisce per lo sviluppo della dimensione socioaffettiva degli alunni?

 

Partecipanti (target)

La formazione è dedicata a tutti i docenti della scuola primaria. L’attività laboratoriale e di ricerca, configurandosi questo come progetto pilota, coinvolgere un numero ristretto di docenti della scuola primaria (circa 15).