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21 Ottobre 2021

Nuovo rapporto Eurydice su stipendi di insegnanti e dirigenti scolastici europei

di Simona Baggiani

La rete Eurydice pubblica oggi il nuovo rapporto dedicato agli stipendi e alle indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa. La remunerazione e le prospettive di carriera degli insegnanti rientrano nelle politiche che mirano ad attrarre i laureati più qualificati e a trattenere i migliori insegnanti. A questo proposito, l’ultimo rapporto di Eurydice “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20” mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei. I dati sono stati raccolti congiuntamente dalle reti Eurydice e OCSE/NESLI.

Il rapporto prende in esame gli stipendi di base degli insegnanti a inizio carriera e le loro prospettive di progressione di stipendio. Vengono analizzate anche le differenze di stipendio a seconda dei diversi livelli di istruzione. Gli insegnanti della scuola dell’infanzia tendono a guadagnare mediamente di meno, mentre gli insegnanti della scuola secondaria superiore solitamente guadagnano di più, sebbene in alcuni Paesi europei tutti gli insegnanti dei livelli scolastici percepiscano lo stesso stipendio.

Il rapporto prende in esame gli stipendi di base degli insegnanti a inizio carriera e le loro prospettive di progressione di stipendio. Vengono analizzate anche le differenze di stipendio tra i livelli di istruzione. Gli insegnanti della scuola dell’infanzia tendono a guadagnare mediamente meno mentre gli insegnanti della scuola secondaria superiore solitamente guadagnano di più, sebbene in alcuni paesi europei tutti gli insegnanti dei livelli scolastici percepiscano gli stessi stipendi.

Analizzando i principali risultati del rapporto, emergono significative differenze tra i Paesi europei negli stipendi annuali di base degli insegnanti all’inizio della loro carriera, che possono variare da 5mila a 80mila euro lordi all’anno. Il livello salariale è correlato allo standard di vita misurato in termini di prodotto interno lordo (PIL) pro capite di un Paese, ovvero più alto è il PIL pro capite, maggiore è lo  stipendio medio annuo.

In quattro Paesi UE – Bulgaria, Ungheria, Polonia e Romania – lo stipendio di base degli insegnanti neoassunti è al di sotto dei 9mila euro annui. Stipendi molto bassi si registrano anche in Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia. Tutti questi  sono, infatti, Paesi con PIL pro capite molto bassi. In altri otto Paesi UE (Grecia, Cechia, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Slovacchia) gli stipendi iniziali di base sono al di sotto dei 20mila euro annui.

Gli stipendi iniziali degli insegnanti italiani si collocano – insieme a quelli dei colleghi francesi, portoghesi e maltesi – nel range tra 22mila e 29mila euro lordi annui. Ancora più alti, ossia tra 30mila e 49mila euro, sono quelli degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia. Infine, stipendi superiori a 50mila euro si registrano in Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Liechtenstein, tutti paesi con un PIL pro capite alto.

A seconda dello Stato, infatti, gli stipendi iniziali possono aumentare durante la carriera di un insegnante dal 12% (in Turchia) al 116% (in Portogallo). Il numero medio di anni necessari per raggiungere il massimo della fascia salariale va, inoltre, dai 12 anni in Danimarca ai 42 anni in Ungheria. In Irlanda, Paesi Bassi e Polonia, gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di oltre il 60% nei primi 15 anni di servizio e anche di più negli anni successivi. Per esempio, nei Paesi Bassi gli stipendi iniziali aumentano di più del 76% già nei primi 15 anni di servizio e fino al 105% negli anni successivi.

Anche in altri Paesi, l’aumento percentuale totale è elevato ma è tuttavia necessaria una lunga anzianità di servizio per raggiungere il massimo della scala retributiva. In Portogallo, ad esempio, lo stipendio finale è più del doppio di quello iniziale ma gli insegnanti arrivano a percepirlo solo dopo 34 anni di servizio. In Francia, per fare ancora un altro esempio, gli stipendi iniziali aumentano del 70% con 29 anni di servizio.

Per quanto riguarda l’importo e il tempo necessario per gli aumenti di stipendio legati alla progressione di carriera, si registrano sostanziali differenze. Ci sono Paesi, come l’Italia, in cui gli insegnanti anche con una significativa anzianità di servizio raggiungono modesti aumenti di stipendio: gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio.

Per quanto riguarda i cambiamenti negli stipendi tabellari durante gli ultimi anni, dal rapporto risulta che nel 2018/19 e 2019/20, gli insegnanti hanno visto aumentare i propri stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi, anche se gli aumenti sono stati generalmente modesti o indicizzati all’inflazione.  Tra il 2014/15 e il 2019/20, in un quarto dei sistemi educativi analizzati, gli stipendi iniziali degli insegnanti adeguati all’inflazione sono rimasti invariati o risultati addirittura inferiori. In Italia, così come in Francia, il potere di acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni.

Per quanto concerne i capi di istituto, i loro stipendi spesso aumentano in base alle dimensioni della scuola. Inoltre, le responsabilità e l’esperienza dei capi di istituto determinano differenze significative nei loro stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi. In alcuni sistemi lo stipendio minimo di base dei capi di istituto è inferiore allo stipendio degli insegnanti con 15 anni di esperienza. In molti altri, invece, è superiore in tutti i livelli di istruzione. La differenza è più marcata in Francia (per il livello secondario), Italia, Romania, Finlandia e Islanda (livello secondario superiore) e Svezia. In Italia, lo stipendio minimo di base per i capi di istituto è, infatti, il doppio dello stipendio di un insegnante con 15 anni di servizio.

 

Consulta il rapporto in formato pdf >>

 

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