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22 Gennaio 2024

Educazione e sostenibilità: le proposte della COP28 per un futuro resiliente

di Redazione

Pubblichiamo di seguito un articolo di Niccolò Sirleto, Dottorando dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, tirocinante presso INDIRE in collaborazione con il progetto di ricerca-azione Changemakers.

 

 

Gli Accordi di Parigi del 2015 hanno segnato un punto di svolta nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Un aspetto fondamentale di questi accordi, spesso meno enfatizzato, è il ruolo dell’educazione nella promozione di uno sviluppo sostenibile e di stili di vita rispettosi dell’ambiente.

L’articolo 12 degli Accordi di Parigi sottolinea l’importanza dell’educazione, della formazione, della sensibilizzazione pubblica, dell’accesso pubblico alle informazioni e della cooperazione internazionale in materia di cambiamenti climatici. Questa disposizione rappresenta un riconoscimento ufficiale del fatto che la lotta contro il cambiamento climatico richiede non solo politiche e tecnologie, ma anche un cambiamento nel comportamento e nella consapevolezza delle persone a livello globale.

Dal 30 novembre al 13 dicembre si è svolta la ventottesima conferenza conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Dubai. L’ 8 dicembre 2023 si è svolto lo “Youth, Children and Education Day”, la giornata della Cop28 dedicata alle tematiche dell’educazione. La conferenza stampa a seguito della giornata è stata inaugurata con l’intervento di Burhan Chakrun, direttore della Divisione delle Politiche e dei Sistemi di Apprendimento Permanente presso l’UNESCO, che ha posto l’attenzione sull’ impatto del cambiamento climatico e della migrazione delle popolazioni sul diritto all’istruzione. Chakrun ha evidenziato la necessità urgente di affrontare gli effetti catastrofici che il cambiamento climatico ha sull’educazione, citando dati allarmanti sul crescente numero di persone sfollate internamente a causa di disastri.

Secondo il Centro di Monitoraggio degli Sfollamenti Interni (Internal Displacement Monitoring Center – IDMC), circa 23,7 milioni di persone sono state sfollate internamente a causa di disastri nel 2021; mentre nel 2022 il numero di persone sfollate in generale è giunto a 32,6 milioni. I migranti, in particolare i giovani e i bambini, possono affrontare numerosi ostacoli nell’accesso a un’istruzione di qualità. Questi ostacoli possono includere la mancanza di riconoscimento delle qualifiche e dei crediti formativi acquisiti in altre regioni o Paesi, barriere linguistiche, discriminazione e mancanza di risorse o infrastrutture educative adeguate nelle comunità ospitanti.

Anche Yasmine Sherif, Direttrice Esecutiva di Education Cannot Wait, ha sottolineato l’impatto del cambiamento climatico sull’istruzione, in un’intervista rilasciata a U.N. News ha evidenziato che eventi climatici estremi sono una delle principali cause di migrazioni e che l’istruzione di bambini e giovani risulta di conseguenza compromessa. Un sondaggio condotto da Education Cannot Wait ha rivelato che l’istruzione di 62 milioni di bambini e adolescenti è stata interrotta direttamente a causa del cambiamento climatico. La distruzione di quasi 29mila scuole in Pakistan a causa di inondazioni e l’impatto della siccità sulle giovani vite in Somalia e nel Corno d’Africa sono esempi delle conseguenze tangibili. L’organizzazione ha lanciato un appello per raggiungere 150 milioni di dollari per potenziare gli sforzi nella risposta alla crisi climatica. Secondo Sherif occorre porre l’istruzione al centro dell’agenda dell’azione climatica e suggerisce di deviare anche solo una piccola cifra come il 5 percento delle spese militari verso l’istruzione e la gestione della crisi climatica: si potrebbero generare così 100 miliardi di dollari all’anno per le iniziative sul cambiamento climatico. Il messaggio che vuole mandare è quello di rivalutare le priorità e allocare risorse per affrontare le sfide urgenti del cambiamento climatico, promuovendo allo stesso tempo l’istruzione per un futuro sostenibile.

Durante la conferenza stampa è stata evidenziata l’importanza di aggiornare e adattare le normative relative all’istruzione per rispondere in modo efficace alle sfide emergenti legate ai cambiamenti climatici. Questo processo include l’adattamento delle politiche educative per gestire l’impatto della digitalizzazione, sottolineando l’importanza dell’apprendimento precoce, dell’educazione per gli adulti e dell’apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita. Nella dimensione politica dell’educazione, è emersa della necessità di fornire supporto e consigli concreti ai decisori politici, basandosi su analisi e dati. L’obiettivo è sviluppare politiche adeguate ad assicurare il diritto all’istruzione, in particolare per le persone sfollate a causa degli impatti climatici. È stata sottolineata l’importanza di sviluppare risorse, linee guida e supporto politico per i responsabili delle decisioni.

È stata inoltre presentata la Greening Education Partnership, un’iniziativa volta a integrare la dimensione ambientale nel cuore del sistema educativo. L’ iniziativa si basa sull’idea che l’educazione debba svolgere un ruolo cruciale nell’affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici, a tal fine è fondamentale potenziare i curricoli dei lavoratori migranti aiutandoli a integrarsi nei mercati del lavoro locali e a contribuire allo sviluppo economico e sociale sia delle comunità ospitanti che di quelle di origine; è inoltre fondamentale migliorare i sistemi di garanzia della qualità delle istituzioni educative, arricchire la formazione del personale didattico e promuovere un coinvolgimento attivo delle comunità. In questo senso, l’obiettivo che l’iniziativa si pone è di diventare un catalizzatore per il cambiamento, puntando a trasformare l’educazione in uno strumento potente per costruire società più sostenibili e consapevoli delle sfide ambientali. La Greening Education Partnership enfatizza la necessità di un approccio collaborativo e di una stretta cooperazione tra vari stakeholder come reti di stati membri, organizzazioni internazionali e altre parti interessate, tutte unite nell’intento di promuovere e realizzare un’agenda educativa che sia sensibile e reattiva al contesto di cambiamento climatico. L’obiettivo è di andare oltre le iniziative isolate, creando sinergie e condividendo risorse e conoscenze per un impatto più ampio e duraturo. Con un forte accento sulla collaborazione e sul partenariato, questa iniziativa mira a integrare la sostenibilità in ogni aspetto dell’educazione.

L’UNESCO ha ospitato all’interno della Cop28 il primo Greening Education Hub, una piattaforma dinamica e multidimensionale che mira a trasformare le scuole in laboratori viventi di sostenibilità. Questo hub, creato in collaborazione tra l’UNESCO e il Ministero dell’Istruzione degli Emirati Arabi Uniti, ha ospitato oltre 200 sessioni, mostrando come l’educazione non sia semplicemente una vittima del cambiamento climatico, ma possa trasformarsi in una solida soluzione attraverso azioni concrete e mirate. La struttura dell’hub, articolata attorno ai quattro pilastri d’azione del Greening Education Partnership (“Scuole verdi”, “Curriculum verdi”, “Formazione green degli insegnanti e delle capacità dei sistemi educativi”, “Comunità verdi”), ha offerto esempi pratici e strategie da diverse parti del mondo, mostrando come scuole, curricoli, formazione degli insegnanti e comunità possano convergere verso un obiettivo comune di sostenibilità e consapevolezza ambientale.

Nel contesto di questi eventi, il concetto di “green school” è stato esplorato e arricchito di nuovi significati. Una scuola verde non si limita ad essere un edificio circondato da spazi verdi, ma si configura come un ambiente dinamico dove insegnanti, studenti e la comunità scolastica collaborano attivamente per un futuro più sostenibile. Queste scuole adottano pratiche ecologiche in ogni aspetto della loro operatività, dall’uso efficiente delle risorse alla gestione dei rifiuti, dall’energia rinnovabile all’educazione alimentare sostenibile, mostrando un impegno profondo verso la tutela ambientale e l’educazione alla cittadinanza globale. L’obiettivo è quello di formare non solo studenti istruiti, ma veri e propri cittadini del mondo, consapevoli delle sfide del nostro tempo e attivamente impegnati nella loro risoluzione.

In un evento parallelo promosso da We Don’t Have Time, alcuni giovani ambasciatori per il clima discutono delle tematiche dell’educazione e portano alcune proposte. Nella discussione è emerso come l’educazione debba essere vista come un mezzo per sensibilizzare le nuove generazioni sui problemi ambientali e per incoraggiarle a diventare cittadini globali attivi e consapevoli. Un esempio specifico di questo approccio è l’idea di creare programmi scolastici dedicati all’Antartide, ai suoi animali, al suo ecosistema complesso e alle sfide che affronta a causa del cambiamento climatico. Questi programmi mirano a spingere gli studenti a interessarsi di più all’Antartide, contribuendo così alla riduzione dell’inquinamento e al rallentamento dello scioglimento dei ghiacci. Si parla di creare una comunità virtuale globale di giovani, che possa connettersi e collaborare da ogni parte del mondo. Questa comunità avrebbe lo scopo di massimizzare il contributo individuale e collettivo attraverso azioni concrete, come il riciclaggio e la riduzione dell’uso della plastica, sottolineando come anche piccoli cambiamenti nel comportamento quotidiano possano avere un impatto significativo. Un esempio pratico di questo impegno è la proposta di sviluppare un’app che funzioni come una campagna virtuale, promuovendo il riciclaggio e la riduzione dei rifiuti tra i giovani. L’app servirebbe anche come un registro di riciclaggio e includerebbe una funzione di fotocamera per documentare gli oggetti riciclati, incentivando gli utenti attraverso un sistema di punti e premi.

Le proposte riguardanti l’educazione emerse dalla Cop28 si articolano su due filoni: da un lato è importante mettere al centro l’educazione come servizio fondamentale nell’ottica di disaster relief e dall’altro, attraverso l’istruzione, è possibile trasmettere green skills alle future generazioni creando cittadini globali in grado di gestire le sfide del cambiamento climatico.  Deborah Mukundwa, una climate youth delegate, afferma: «Bisogna educare non solo come adattarsi ma anche a come innovare. Attualmente ci troviamo davanti a una crisi comportamentale e occorre un cambiamento di mindset».

 

Link utili:

 

 

Articolo di Niccolò Sirleto

Foto: de Maurissens/Sirleto creata con StableDiffusion