La partecipazione, realizzata in questo modo, veicola molto di più del semplice orgoglio di difendere la propria opera: è un valore che si sposta nell’edificio stesso, rendendolo capace di dichiarare il modo unico e speciale in cui è nato.
Le due anime, fortemente contrastanti, di JUFO, rappresentano la forza della contemporaneità (high-tech) e l’insostituibilità delle tecniche manuali e spontanee (low-tech).
La lezione di Hubner, come ben si vede in questi centri giovani, è quella di ritrovare attraverso la partecipazione una dimensione accogliente e autentica dell’architettura, che si manifesta come capacità di realizzare case da abitare, ambienti basati sulla vita e sull’esperienza. Questo significa, come è stato fatto nella realizzazione dei centri giovani, dare agli utenti una voce decisiva non solo nella definizione delle scelte progettuali, ma anche, ad esempio, nella realizzazione delle finiture.
Il particolare carattere di questi edifici, il fatto che portino palesemente traccia di interventi ‘non professionali’, li rende maggiormente in grado di suscitare senso di appartenenza, li aiuta ad essere abitati da molti desideri, anche da quelli di coloro che sono venuti dopo i costruttori.
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