News

Bandiera
09/22/2015

Integrazione e Opportunità


Dal 13 al 15 novembre 2015 al Palacongressi di Rimini si terrà la 10° Edizione del convegno internazionale: La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale, appuntamento divenuto ormai centrale sul tema dell’inclusione. Edgar Morin, Zygmunt Bauman e altri esperti di integrazione sociale e scolastica, infatti, si confronteranno per provare a delineare nuovi percorsi e proposte operative su un tema che non può più essere messo in secondo piano.
Anche grazie a questo tipo di eventi il nostro Paese può indirizzare la propria attenzione verso le potenzialità dell’inclusione, non solo attraverso un approccio teorico, ma sottolineando o raccontando storie ed esempi positivi.
Una potrebbe essere quella di Inna Kondratyeva, immigrata per seguire il marito in Italia nel 2004 dall’Ucraina, lasciando il suo lavoro di professoressa di matematica e fisica.
“L’insegnamento per me non è solo una professione, è la ragione della mia vita” e così pur di insegnare Inna decide di fare ricorso al ministero della Pubblica istruzione.
La legge 97 del 2013 stabilisce che i cittadini stranieri possono accedere al lavoro pubblico: impiego pubblico aperto – tranne quando sono previsti pubblici poteri – anche a lungo soggiornanti, rifugiati e parenti di cittadini comunitari residenti.
Racconta: “Per poter insegnare in Italia devi superare diversi esami, io li ho superati tutti: all’università di Perugia ho conseguito tutti i diplomi che certificano la competenza in lingua italiana, fino ad ottenere il CL 5 doc. Ho ottenuto la dichiarazione di valore della mia esperienza lavorativa. Infiniti viaggi a Roma e Perugia…”.
Nel 2012 un istituto superiore la chiama come insegnante di sostegno: “E’ stato emozionante: in  Ucraina per i ragazzi diversamente abili ci sono le scuole speciali. E’ stato bellissimo lavorare con loro in una classe, vedere come interagiscono con i loro compagni. Un’esperienza importante”.
E poi la prima supplenza di matematica e fisica in una quarta superiore: “Non dimenticherò mai quella prima lezione, mi dissi: se va male, lascio perdere”. Invece andò benissimo, anche il rapporto con i colleghi: “Ho trovato persone con atteggiamenti diametralmente opposti: alcuni hanno apprezzato il mio spirito e la mia volontà. Ma ho sentito anche frasi come l’Italia ha già toccato il fondo, che facciamo insegnare gli stranieri? Io penso che non sia questione di provenienza dell’insegnante ma di professionalità e meritocrazia. Per me è importante che le condizioni di accesso siano uguali per tutti”.

fonte intervista: repubblica.it/scuola