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Olpc-xo2
05/08/2015

Social network e sicurezza informatica


Sempre più minori accedono ai social network postando foto, video e informazioni personali, tanto che le istituzioni incominciano a parlare addirittura di allarme sociale. I rischi che i minori corrono sono molteplici e vanno dal “digital kidnapping” fino alla pedopornografia.

Senza sottovalutare poi, che ogni dato inserito su un social oggi da un teenagers, potrebbe tendenzialmente diventare un boomerang in un futuro prossimo. Basti pensare a foto o a video che ritraggono gli utenti in situazioni imbarazzanti e che potrebbero riemergere sulla rete ad anni di distanza.

Proprio queste paure e perplessità hanno spinto una giovane mamma di nome Amy Webb a scrivere un articolo di denuncia contro il mondo dei social e dei rischi connessi alle nuove tecnologie: “miriadi di applicazioni, siti e altre tecnologie “portatili” si affidano oggi al riconoscimento facciale: la bio-identificazione è solamente iniziata. Nel 2011 un gruppo di hacker ha progettato un’applicazione che permette di fare un rapido riconoscimento facciale di una persona e ottenere immediatamente informazioni (nome e altri dettagli biografici) sul proprio dispositivo mobile. Gli sviluppatori hanno progettato un sistema di riconoscimento facciale che funziona su Google Glass. Google ha ufficialmente vietato le app che permettono il riconoscimento facciale ma non può prevenire che ne vengano diffuse di “non ufficiali”. E poter accedere in tempo reale a tutte le informazioni disponibili sulla persona con cui si sta interagendo è una cosa grossa“.

Amy ha quindi pensato, in accordo col marito, di creare per la figlia un pacchetto di profili social (per ora privi di contenuti) dei quali riceverà le chiavi di accesso una volta ritenuta matura: “abbiamo segnato la mia mail permanente come secondo indirizzo, come si fa con i documenti relativi a un conto di un minore in banca. Abbiamo creato un sistema di gestione delle password dove lei potrà trovare tutte le informazioni per fare i login. Quando è nata, nostra figlia aveva già degli account su Facebook, Twitter, Instagram e anche Github. Non abbiamo mai pubblicato niente su quegli account: sono attivi ma privati. Inoltre guardiamo regolarmente sulle pagine dei nostri amici e togliamo qualsiasi tag. Chi ci conosce lo sa e rispetta la nostra regola del non postare niente che riguardi la bambina“.

Ma il fatto è che su Facebook, ad esempio, basta avere 13 anni per creare un profilo, cosa che ha indispettito genitori da ogni parte del mondo. Si è pensato quindi di progettare una versione della piattaforma rivolta ai più piccoli, dove il profilo del bambino sarà rigorosamente collegato a quello di almeno un genitore che gestirà e controllerà ogni azione.

Oggi è quasi impossibile impedire l’accesso dei giovani alle piattaforme social, ma utilizzare tutti gli strumenti per preservare la loro sicurezza è sicuramente un’azione doverosa.