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26 Marzo 2024

Danza educativa, espressività, creatività. La nostra intervista alla docente Grazia Pasquinelli

di Beatrice Miotti

Come ogni bambino ha diritto a una scatola di colori e ad alcune informazioni sui principi fondamentali del disegno e dell’uso del colore, vi sia o meno la possibilità che diventi un pittore, allo stesso modo ha diritto di sapere come acquistare il controllo del suo corpo per poterlo usare, nei limiti delle sue capacità, per esprimere le proprie reazioni alla vita. 

Queste parole del 1940 di Margaret H’Doubler, fondatrice del movimento pedagogico legato alla danza educativa, descrivono una situazione che nella scuola italiana è ormai consolidata. I bambini sono giustamente posti a contatto con diverse forme di arte: visiva, musicale, letteraria e scientifica, ma quando si parla di movimento ci si limita allo sport, trascurando quanto il nostro corpo sia il primo elemento espressivo che sperimentiamo.

Il 20 marzo scorso a Didacta Italia a Firenze abbiamo parlato proprio di questo con Grazia Pasquinelli, docente di educazione fisica all’IC Leonardo da Vinci di Pistoia, all’interno di un workshop immersivo da me organizzato sul tema della danza educativa al quale hanno partecipato 40 docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado.

Affinché quello che è stato detto e fatto durante il workshop non sia limitato nella sua diffusione solo a coloro che hanno avuto modo di parteciparvi, ho fatto alla professoressa Pasquinelli una breve intervista che riporto di seguito.

 

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Il workshop si è appena concluso ed è stato entusiasmante. I docenti erano molto coinvolti, sorridenti, a proprio agio nonostante per lo più non si conoscessero, si sono lasciati guidare dalle tue direttive, mettendosi in gioco e creando connessioni. Come ti è sembrata questa esperienza?

Si è trattato di un’esperienza davvero emozionante e ringrazio tutti coloro che mi hanno dato la possibilità di partecipare a Didacta 2024. Ho visto i docenti molto coinvolti, attenti e interessati a lasciarsi guidare affidandosi completamente alle mie indicazioni. Questo è stato un segnale di grande fiducia che ha creato un clima disteso e collaborativo e che ha permesso la buona riuscita del workshop immersivo di danza educativa. È stato un momento di intensa comunicazione verbale e non verbale, interazione e aggregazione, dove

persone sconosciute hanno sperimentato come singoli e come gruppo le qualità e le risorse che la danza educativa può offrire sia sul piano educativo sia su quello formativo e didattico. Oltre a questo, la sintonia relazionale che si è creata ha offerto un momento, molto apprezzato, di particolare benessere personale e collettivo.

 

Durante il workshop hai parlato del tema del valore educativo della danza e del movimento creativo nelle sue dimensioni formative. Perché è importante introdurre la danza nella scuola?

Ritengo che l’introduzione della danza educativa nella scuola sia un’innovazione di grande impatto sulla formazione. Le attività artistiche e performative sono considerate da sempre strumenti preziosi per la crescita: i bambini imparano a conoscere il proprio corpo, a usare il movimento come mezzo di comunicazione con gli altri, a percepire il proprio potenziale creativo e a riconoscere i personali punti di forza e debolezza. La danza, in questo senso, è uno strumento di formazione totale, un’opportunità per costruire competenze generali e specifiche. La scuola non deve essere solo una trasmissione di saperi, ma deve integrare esperienze utili a trasmettere, a trasformare, a rendere capaci di porre l’attenzione ai bisogni di tutti, adattandosi al percorso scolastico in maniera da incentivare il pensiero riflessivo e dare valore alla fattività. Questo è ciò che la danza educativa con i suoi diversi approcci (enattivo, costruttivista, cognitivista e comportamentista), interconnessi tra loro, può sviluppare in un processo di insegnamento-apprendimento.

 

Si parla di danza educativa e di danza creativa, dando quindi sia un significato pedagogico all’uso del movimento, sia un significato legato alle soft skill che gli studenti sono chiamati ad acquisire. Come si integrano i due aspetti?

La danza educativa e la danza creativa influiscono positivamente sull’apprendimento e sulla sfera sociale integrando appunto l’aspetto pedagogico e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’empatia all’interno di un gruppo. Con questo tipo di attività di movimento motivanti e gratificanti vengono stimolate la cooperazione, la collaborazione e l’inclusione di tutti: gli alunni apprendono giocando, esplorando e utilizzando il proprio corpo in maniera divertente, stimolante, appagante. L’utilizzo del corpo favorisce la possibilità di collaborare, creare, scoprire e vivere la scuola in modo positivo, come un momento di scambio e reciproco arricchimento. Difficilmente gli alunni rinunciano a un tipo di attività come questa.

 

Durante il workshop hai sottolineato più volte l’aspetto inclusivo dell’attività di danza educativa. Come si concretizza?

Quando si parla di danza educativa non dobbiamo confonderla con la danza accademica, altamente selettiva e rigorosa. Il processo metodologico innovativo e trasversale della danza ha un alto potere di coesione sociale ed è in grado di innescare un’attività inclusiva. In un articolo che ho letto recentemente, la danza viene paragonata a un diamante con mille sfaccettature, ognuna delle quali ha una finestra aperta a tutti. Ci sono infatti diverse forme di didattica, apprendimento, laboratori, metodologie di creazioni artistiche e culturali. Dobbiamo ricordare che la danza è un linguaggio gestuale universale che comunica anche con la mimica facciale, con il corpo che diviene spazio e che supera i confini della struttura fisica, dialoga con altri corpi anche con la “non danza”, in totale libertà. Si tratta di movimenti liberi da canoni e schemi predefiniti; si danza un’emozione, un colore, una sensazione, si resta immobili, si corre e ognuno è libero di sentire indirizzare sé stesso dove e come meglio crede. In questo modo si crea un gioco cinestetico del movimento, dell’interpretazione, dell’affiatamento e della conoscenza collettiva e, in un gruppo, la collaborazione e il rispetto dell’altro si consolidano. Come ho detto durante il workshop: “La danza educativa non ha connotazione competitiva”. Durante la pratica dell’improvvisazione e dei movimenti liberi si è tutti uguali, perché si gioca con le proprie fantasie e immaginazioni, ognuno ha rispetto dello spazio condiviso che sperimenta in base alla propria autonomia e iniziativa originale.

 

Hai portato a Didacta la tua esperienza di docente che ha attivato quest’anno un progetto extracurricolare di danza creativa. Come è nata l’idea e come nel concreto altri docenti potrebbero realizzarla?

L’idea è nata perché la danza fa parte della mia vita da sempre e ho potuto verificare personalmente,  attraverso la mia esperienza, quanto possa essere strumento di crescita personale, sociale, artistica e culturale. Il mio percorso coreutico è iniziato come danzatrice, proseguito come insegnante e direttrice di un centro di danza per più di 20 anni fino ad arrivare, dopo opportune esperienze di formazione, a sperimentare in ambito scolastico come docente le applicazioni pedagogiche di questa attività nel processo di insegnamento/apprendimento. Il progetto extracurricolare di danza creativa è stato da me proposto a inizio anno scolastico come ampliamento dell’offerta formativa e ha avuto un notevole riscontro all’interno della scuola secondaria di primo grado. Altri docenti potrebbero realizzare questa tipologia di progetti di danza educativa/creativa? Beh, sicuramente occorrono una conoscenza e una preparazione abbastanza approfondite del linguaggio della danza; non è possibile improvvisarsi, occorrono formazione, esperienza e dedizione. L’esperienza pregressa come danzatrice è stata fondamentale, insieme alla passione per la musica. Sono necessarie competenze artistiche, empatiche, nonché conoscenze tecniche e capacità personali. Credo che per cimentarsi in questo tipo di esperienza e portare avanti un progetto di danza educativa che abbia una ricaduta significativa sul piano formativo, educativo e didattico sia fondamentale prima di tutto una corretta e adeguata formazione.

 

 

Intervista di Beatrice Miotti, referente INDIRE del progetto “Danza educativa”