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11 Maggio 2021

Riconnettere gli studenti alla natura, all’IC “Vespucci” di Firenze prende vita un progetto sperimentale

di Isabel de Maurissens, Jessica Niewint

In tutto il mondo sempre più studenti vivono in aree urbane densamente abitate, senza quasi più avere la possibilità di sperimentare la natura. Il declino di una concreta esperienza sensoriale dell’ambiente è però probabile che porti le persone a nutrire sempre meno interesse nei confronti della natura (Soga e Gaston, 2016), con risvolti preoccupanti per il futuro.

Proprio per avviare un percorso di contrasto del fenomeno della povertà ambientale, Indire, con la collaborazione dell’Université dans la nature – il centro canadese di ricerca impegnato, tramite iniziative di educazione ambientale, nel miglioramento della salute e del benessere del cittadino – ha dato vita al progetto pilota #Educazione Civica con la Natura, in partenza all’IC “Vespucci” di Firenze.

La scuola è inserita nel borgo di Peretola e ospita circa 1250 studenti, distribuiti in cinque plessi con sette punti di erogazione (3 scuole dell’infanzia, 3 scuole primarie e 1 scuola secondaria di primo grado). Il contesto socio-economico di provenienza degli studenti è generalmente medio/basso. L’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana raggiunge circa il 45% e sono rpresenti oltre 25 nazionalità, con una forte presenza di bambini e ragazzi di origine cinese.

Il progetto sperimentale punta a contrastare la povertà educativa e ambientale attraverso un percorso di riavvicinamento alla natura che guidi studenti e docenti nel processo di riscoperta dell’ambiente e nella promozione della ‘giustizia ambientale’ (Goal 3 e 10 di Agenda 2030). Riuscire a vivere l’ambiente naturale anche nel contesto urbano consente infatti di mitigare il fenomeno dell’estinzione dell’esperienza con la natura (Pyle, 1993), sviluppare un maggior rispetto degli spazi comuni e colmare le disuguaglianze ambientali.

Gli spazi esterni e i giardini, anche piccoli, sono risorse che possono integrare e completare gli spazi interni adibiti alle attività didattiche e possono diventare luoghi di ricerca, studio, osservazione, esplorazione, manipolazione, riconnessione alla natura attraverso i sensi. L’idea alla base del progetto è non solo di migliorare la qualità degli apprendimenti, ma anche di considerare la natura come un’alleata che permette di sostenere l’attenzione, la motivazione e il coinvolgimento generale degli studenti nelle attività didattiche.

Photo by Jordan Whitt on Unsplash

Le attività del progetto pilota si estrinsecano in tre dimensioni:

  • Didattica, con un percorso di riconnessione con la natura e cittadinanza attiva nel territorio urbano in cui vivono gli studenti, utilizzando anche le nuove tecnologie per misurare il loro benessere. Il percorso prevede un approccio transdisciplinare in cui ogni materia dà il suo contributo (Solidarietà delle discipline, Morin, 2000). Si sperimentano metodologie innovative basate sull’indagine (IBL) e sulla risoluzione dei problemi (PBL) anche nell’ambito delle cosiddette ‘soluzioni basate sulla natura” (Nature Based Solutions, NBS).
  • Comunità educante, attraverso un rinnovato patto educativo con le famiglie e con gli stakeholder del territorio per la costruzione di una comunità coinvolta e partecipe. Le attività prevedono il coinvolgimento di vari attori sociali sul territorio, per promuovere dialoghi euristici e la presentazione del progetto alle famiglie.
  • Ambienti di apprendimento. Portare la natura negli spazi di apprendimento può migliorare l’attenzione e la motivazione degli studenti.

Alla sperimentazione partecipano 20 docenti e 485 studenti del primo ciclo.

Per l’Indire sono coinvolte le ricercatrici Jessica Niewint e Isabel de Maurissens, con la collaborazione di Sara Mori, Daniela Bagattini e Alessia Rosa. Referente per l’azione strategica sulla sostenibilità è la dirigente Maria Chiara Pettenati.
Partner scientifico del progetto è Hubert Mansion dell’Université dans la nature.

Per informazioni: j.niewint@indire.it e i.demaurissens@indire.it